Il Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, l’unico centro di ricerca e sviluppo dell’Agenzia spaziale americana, taglierà quasi 550 posti di lavoro. Dalla Nasa fanno sapere che i licenziamenti rientrano in un piano di ristrutturazione del personale che è cominciato lo scorso luglio.
La notizia arriva nel bel mezzo dello shutdown del governo degli Stati Uniti e della minaccia incombente della più grande riduzione di finanziamenti nella storia sessantaseienne dell’Agenzia.
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Via il 10% dei lavoratori
I vertici della Nasa hanno deciso di diminuire l’organico di circa il 10% rispetto al totale. Attualmente il Jpl conta circa 5.500 dipendenti e subappaltatori in pianta organica nella struttura ai piedi delle montagne di San Gabriel, vicino a Pasadena, in California.
I licenziamenti interesseranno i dipendenti delle aree tecniche, commerciali e di supporto del Jet Propulsion Laboratory, il centro che ha progettato, costruito e gestito tutti e cinque i rover inviati con successo finora sulla superficie di Marte.
Tagli necessari
La riduzione dei posti di lavoro è “essenziale per garantire il futuro del Jpl creando un’infrastruttura più snella, concentrandosi sulle nostre capacità tecniche fondamentali e mantenendo i costi sotto controllo”, ha affermato il direttore Dave Gallagher.
“Riconosco che si tratta di un cambiamento enorme in un breve periodo di tempo e che sarà impegnativo per tutti noi nelle prossime settimane – ha spiegato Gallagher in un’e-mail inviata ai dipendenti -. Sebbene non sia facile, credo che fare questa scelta possa aiutare Jpl a trasformarsi nella misura e al ritmo necessari per contribuire a realizzare le ambizioni più audaci dell’umanità nello Spazio”.
Missioni scientifiche di punta
Gli scienziati del Jpl della Nasa supervisionano una serie di missioni scientifiche di punta progettate per svelare i misteri del nostro sistema solare. Tra queste figurano la sonda spaziale Psyche, l’Europa Clipper, il telescopio spaziale Euclid per la ricerca della materia oscura, il rover Perseverance per Marte e, naturalmente, il Deep Space Network, la rete internazionale di antenne utilizzate per comunicare con i robot esplorazione spaziale.
“Riconosco che si tratta di un cambiamento enorme in un breve periodo di tempo e che sarà impegnativo per tutti noi nelle prossime settimane – ha spiegato Gallagher in un’e-mail inviata ai dipendenti -. Sebbene non sia facile, credo che fare questa scelta possa aiutare Jpl a trasformarsi nella misura e al ritmo necessari per contribuire a realizzare le ambizioni più audaci dell’umanità nello Spazio”.




