Era il 2 dicembre 1995 quando il satellite Soho (Solar and heliospheric observatory) dell’Esa e della Nasa decollava verso il punto lagrangiano L1, a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. Doveva durare due anni. Trent’anni dopo, è ancora lì, fedele custode del Sole. Gli scienziati lo chiamano “il cacciatore di tempeste”, ma chiunque può immaginare il suo lavoro come quello di un vigile silenzioso, sempre pronto a lanciare l’allarme.
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Proteggere la Terra
Soho osserva il Sole come nessuno prima: tempeste improvvise, brillamenti che scatenano venti di particelle e veri e propri terremoti stellari. Tutto questo non per curiosità, ma per proteggere la Terra: un vento solare può disturbare satelliti, comunicazioni e reti elettriche, e Soho ci permette di prevedere questi eventi.
Cacciatore di comete
Ma le sorprese non finiscono qui. Soho è diventato anche un instancabile cacciatore di comete. Migliaia di corpi celesti scoperti, spesso visibili solo pochi giorni prima di avvicinarsi al Sole. Alcuni, minuscoli e fragili, sono stati intercettati grazie a un’occhio attento che non dorme mai.
Nuovi traguardi
La missione non è stata senza ostacoli. Giroscopi guasti, antenne malfunzionanti, problemi di alimentazione: il satellite ha rischiato più volte di fermarsi. Ma l’ingegno dei tecnici Esa (Agenzia spaziale europea) e Nasa e la collaborazione internazionale hanno trasformato ogni emergenza in un nuovo traguardo.
Osservatorio scientifico
Oggi Soho non è solo un osservatorio scientifico. È un archivio unico, una memoria della nostra stella, un simbolo della resilienza della scienza. Trenta anni di immagini, dati e scoperte che ci ricordano quanto sia fragile e prezioso il nostro mondo, e quanto il Sole continui a dettarne il ritmo. E, mentre guardiamo al futuro con nuove missioni, Soho rimane lì, silenzioso, instancabile, un alleato invisibile che da decenni ci racconta il battito del Sole.






