SPACE ECONOMY

Aerospace: pronto al lancio Pilot-1, il nano-satellite dell’italiana CShark

Sarà dedicato alla raccolta di dati per applicazioni “smart”. Alimentato da celle fotovoltaiche, a fine missione si autodistruggerà senza disperdere rifiuti spaziali. Il posizionamento in orbita previsto per il 10 gennaio con SpaceX

17 Dic 2021

Nicola Desiderio

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Sarà lanciato il 10 gennaio Pilot-1, nano-satellite realizzato dalla CShark, startup con sede a Piacenza, in collaborazione con la spagnola Fossa e altre aziende come Microchip, Asimof, Ono e Black-Iot. Pilot-1 partirà a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX dalla base di Boca Chica in Texas e si posizionerà in orbita eliosincorna tra 500 e 700 km dalla superficie terrestre per rimanervi 24-36 mesi, a seconda delle condizioni.

Pilot-1 è il primo di una serie di nanosatelliti di nuova generazione che saranno lanciati nei prossimi mesi e il primo anche del genere realizzato da una piccola azienda e non da un consorzio, un’università o un ente di ricerca. La sua piattaforma elettronica Pongo Ide, sviluppata e pensata interamente in Italia sia per l’hardware sia per il software di tipo multi-level, è in grado di dialogare con sensori collocati sulla Terra e raccogliere dati utili per applicazioni destinate a smart city, smart farming, smart energy, smart landing, security, healthcare, smart building, aerospazio e telecomunicazioni, meccatronica ed automazioni.

Altra particolarità del Pilot-1 è la sua sostenibilità. Si alimenterà infatti attraverso particolari celle fotovoltaiche e, quando terminerà il proprio ciclo venendo attratto dalla gravità terrestre, si disintegrerà rientrando nell’atmosfera. Dunque non lascerà rifiuti spaziali – problema al centro di una fitta discussione da parte di tutto il mondo della space economy – ma si trasformerà in una stella cadente quando, attraversando la mesosfera, l’intero satellite si brucerà per ablazione meteorica.

Il Pilot-1 è figlio di un’azienda giovanissima, visto che è stata fondata nel 2013 da Alessandro Fanni, ora 28enne, estendendo gradualmente le competenze di programmazione e information technology verso nuovi ambiti come lo spazio. Il nano-satellite viene chiamato affettuosamente “squalo” in relazione al nome dell’azienda stessa, anche se la sua denominazione si ispira al pesce pilota (nome scientifico naucrates ductor) che, come è noto, vive in simbiosi con il celenterato nuotandogli praticamente attaccato e rivestendo un ruolo di pulitore poiché si nutre dei residui di cibo che rimangono tra i denti dello squalo.

Pilot-1 permetterà di testare sistemi integrati, prototipare dispositivi intelligenti, avviare attività di controllo e gestione robotica da remoto e anche valutare standard di cyber sicurezza. Il nano-satellite italiano sperimenterà inoltre tutte le criticità derivanti dall’essere un hardware high performance computing auto-alimentato su dispositivo orbitante e definirà un nuovo standard di immagine digitale e di compressione. Questa innovazione permetterà un migliore scambio di flussi digitali tra l’orbita e i server, siano essi quelli di CShark o dei partner coinvolti nel progetto.

La missione, pur partendo con 6 mesi di ritardo a causa della pandemia, dunque sta andando in porto e, secondo l’aspirazione del fondatore di CShark, ha gli occhi al cielo e i piedi piantati per terra ispirandosi ad un tipico detto piacentino: vula bas e schiva i sas (vola basso e schiva i sassi) che Fanni ha attualizzato in “nuota alto (dunque come uno squalo nello spazio) e schiva le meteore (i sassi spaziali)”. Tale frase è anche il motto in inglese e l’hashtag della missione #swimhighanddodgethemeteors.

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