IL NUOVO RIFERIMENTO

Space economy, in rampa di lancio la banca dati See Data di Sda Bocconi

Alla quarta edizione della conferenza annuale del See Lab dell’università milanese, la nuova direttrice Simonetta Di Pippo annuncia l’iniziativa di ricerca. Attraverso un approccio multidisciplinare permetterà di stabilire standard per la quantificazione dell’impato dell’economia dello spazio sulla società

28 Giu 2022

Nicola Desiderio

Simonetta Di Pippo

Una banca dati sulla space economy che, partendo dall’Italia, dia finalmente una quantificazione precisa del comparto e dell’indotto che esso genera. Si chiamerà See Data e a realizzarla sarà il See Lab (Space Economy Evolution Laboratory), il centro di ricerca specifico della Sda Bocconi di Milano che ha come nuova direttrice Simonetta Di Pippo. È stata la stessa astrofisica, numero uno anche dell’Unoosa da 8 anni, ad annunciare l’iniziativa in occasione della See Lab Annual Event, quarta edizione della conferenza annuale che si è tenuta ieri presso l’Auditorium Grande di via Sarfatti 10, a Milano. Tra i partecipanti: l’astronauta dell’Esa Roberto Vittori; il presidente della Fondazione Leonardo, Luciano Violante; Giulio Ranzo, ceo di Avio; Luigi Pasquali, Ceo di Telespazio; Massimo Comparini, ceo di Thales Alenia Space; Andrea Falleni, Ceo di Capgemini; Luca Rossettini, ceo di D-Orbit e il managing director di Sitael, Marco Molina.

Dall’Italia per essere un punto di riferimento mondiale

“Come prima azione del See Lab puntiamo a costruire una banca dati partendo dall’Italia che ci consenta di avere dati più certi. Ci sono stime che, anche a livello internazionale, vedono dati diversi fra loro perché la space economy va dalle attività spaziali all’indotto e misurare quest’ultimo non è semplice” ha affermato la Di Pippo puntualizzando che “bisogna avere parametri definiti e standardizzati“. La prospettiva è “quella di federare le eccellenze italiane, europee e poi mondiali per fare sinergia per un approccio più multidisciplinare. Servono competenze più ampie – ha insistito la direttrice di Unoosa e See Lab – e non si può parlare di spazio se non si hanno competenze economiche”. Dunque ci sono già idee ben precise sulle metodologie da usare, ma anche la coscienza che dovranno essere aggiornate e perfezionate man mano che la banca dati allargherà il suo perimetro affinando gli strumenti per la raccolta delle informazioni e quelli per la loro analisi.

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Ci vogliono standard per misurare la space economy

Le stime sulla space economy e la sua capacità di generare indotto sono molteplici. Secondo uno studio dell’Università di Harvard per un dollaro investito c’è un ricavo di 50 dollari. Anche Il See Lab ha fornito una propria quantificazione: dai 176 miliardi del 2005 si è passati ai 447 miliardi del 2020. Il problema è creare però standard che permettano di definire e circoscrivere il perimetro della space economy così da renderlo più misurabile. In questo senso, il See Lab si propone come riferimento innanzitutto metodologico forte delle menti che si trovano all’interno di uno degli atenei più prestigiosi nel campo dell’Economia. Da questo punto di vista, Simonetta Di Pippo ha sollecitato l’importanza cruciale di “un’analisi multidisciplinare non solo degli impatti che la space economy produce sul futuro sviluppo dell’esplorazione spaziale stessa, ma anche delle sue enormi ricadute economiche, ambientali e sociali, sulla Terra”.

Il saluto del senatore “bocconiano” Mario Monti

Una di queste menti è sicuramente il professor Mario Monti, presidente dell’Università Bocconi, ma soprattutto senatore a vita nonché ex commissario europeo sull’economia, ex Ministro ed ex Presidente del Consiglio dei Ministri. Intervenuto al See Lab Annual Event, Monti ha dichiarato che “L’evoluzione dell’industria spaziale e l’impatto della Space Economy sono qualcosa di estremamente affascinante” dando il benvenuto alla Di Pippo e ricordando la figura dell’economista Andrea Sommariva, fondatore del See Lab, dal quale la Space Economy nazionale ha ricevuto “un grande supporto nella ricerca avanzata del settore”.  L’apporto fornito alla space economy da parte Sommariva (scomparso nel 2021) e dell’astrofisico linceo Giovanni Bignami (scomparso nel 2010) è stato invece ricordato anche dall’astrofisica Patrizia Caraveo che ha ricordato come quest’ultimo “ha portato la space economy all’attenzione del mondo universitario e del mondo industriale che, invece, era abituato alla space economy classica – quali le Tlc e l’Osservazione della Terra – mentre con loro c’è stata una visione: si è guardato al di là”.

Le terre rare? Meglio sugli asteroidi che dalla Cina

La Caraveo ha invitato a guardare agli asteroidi come fonte di terre rare, per le quali esiste un sostanziale monopolio cinese e che comporta alti costi sia per l’estrazione sia per l’impatto ambientale. “Lo spazio, oltre a dare ispirazione alla scienza e a fare sviluppare nuove tecnologie – affermato l’astrofisica dell’Inaf – può essere quindi anche una risorsa economica diretta che può aiutare a stabilizzare le crisi di mancanza di materie prime, crisi che, chi guarda al futuro, teme arriveranno. Quindi lo spazio si rivela anche una visione verso il futuro della nostra economia”. Simonetta Di Pippo ha infine ricordato il valore strategico delle tecnologie satellitari “non solo nelle comunicazioni ma anche nella gestione degli effetti del cambiamento climatico”. Tale fenomeno è destinato a condizionare sempre di più la società e l’economia e per questo “dati e infrastrutture che derivano dall’attività spaziale giocano, e giocheranno sempre di più in futuro, un ruolo chiave nel miglioramento della qualità della vita sulla Terra”.

I detriti, problema privato o pubblico?

Proprio in relazione alle tecnologie satellitari, il See Lab ha condotto recentemente, in collaborazione con il Cnr, uno studio dal titolo “Economic Theory Applied to Space Debris Scenarios” volto a stimare il rischio di collisione tra satelliti attivi e detriti spaziali nell’orbita bassa terrestre e a esplorare gli incentivi economici per gli operatori satellitari ad adottare misure di mitigazione del rischio. Tali analisi hanno consentito di valutare se un contesto di libero mercato possa stimolare la formazione di soluzioni in grado di rispondere alla sfida dei detriti spaziali, o se invece sia necessario l’intervento diretto delle istituzioni pubbliche.

Sostenibilità e prospettive del mercato lunare

Al See Lab Annual event si è parlato anche di orbita bassa terrestre e dell’esplorazione lunare con conseguente utilizzo delle risorse offerte dal satellite naturale. A questo proposito, le attività recenti dello Space Economy Evolution Laboratory si sono rivolte anche sulla sostenibilità economica del mercato commerciale lunare che dipenderà dalla domanda di prodotti e servizi basati e distribuiti sulla Luna e, in minor misura, sulla Terra come, ad esempio, la produzione di propellente dal ghiaccio lunare per il rifornimento dei razzi. Il See Lab ha fornito, all’interno del Moonlight Initiative dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), una valutazione preliminare dei possibili casi commerciali futuri, tenendo conto della domanda potenziale sia dalla Luna che dalla Terra. Per tutte le sue attività di analisi e studio il See Lab si avvale anche della collaborazione di aziende come Capgemini, Avio, D-Orbit, Space Alliance (Telespazio e Thales Alenia Space) e Sitael.

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