La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) si avvicina alla fine della sua vita operativa, e l’economia spaziale è pronta per una grande transizione verso stazioni spaziali di proprietà e gestione privata. Con l’ISS che dovrebbe essere deorbitata entro il 2030, le aziende commerciali stanno facendo passi avanti per colmare il vuoto e capitalizzare sulla crescente domanda di ricerca, produzione e turismo spaziale.
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Axiom Space: Estendere l’Eredità della ISS
Uno dei principali attori in campo è Axiom Space, che prevede di attaccare prima i propri moduli all’attuale ISS, per poi staccarsi e formare una stazione spaziale commerciale completamente indipendente. L’approccio modulare di Axiom le permetterà di raddoppiare il volume utilizzabile dell’attuale ISS, offrendo più spazio per la ricerca, la produzione e le missioni di astronauti privati. Axiom Space si definisce come il principale fornitore di servizi di volo spaziale umano e sviluppatore di infrastrutture spaziali per uso umano. L’azienda opera missioni end-to-end verso la ISS mentre sviluppa il suo successore, la Stazione Axiom, e costruisce tute spaziali di nuova generazione per l’orbita terrestre bassa, la Luna e oltre. Il primo modulo di Axiom è previsto possa essere attaccato alla ISS nel 2026, mentre il completamento della stazione avverrà negli anni successivi.
Orbital Reef e Starlab: nuove piattaforme commerciali
Oltre ad Axiom, altre aziende spaziali private stanno sviluppando nuove stazioni spaziali commerciali da zero. Orbital Reef, una collaborazione tra Blue Origin, Sierra Space, Boeing e altri, mira a offrire una piattaforma per la ricerca, il turismo e le attività commerciali in orbita terrestre bassa.
Allo stesso modo, Starlab, guidata da Nanoracks, Voyager Space e Lockheed Martin, presenterà un grande habitat gonfiabile e strutture di laboratorio all’avanguardia.
Orbital Reef sarà una stazione spaziale privata in orbita terrestre bassa, costruita per il commercio, la ricerca e il turismo. Si prevede che sarà operativa nella seconda metà degli anni 2020 e sarà in grado di supportare un equipaggio di 10 persone. Questo progetto è reso possibile dalla collaborazione di aziende spaziali private che apporteranno ciascuna il proprio set di competenze, tra cui Blue Origin, Sierra Space, Boeing, Redwire Space e Genesis Engineering Solutions.
Starlab, d’altra parte, sarà una futura stazione spaziale gestita completamente da aziende private, tra cui Voyager Space, Airbus, Mitsubishi Corporation e Mda Space. Una delle caratteristiche chiave di Starlab è il suo grande habitat gonfiabile di 340 m³. La stazione avrà anche un elemento di potenza e propulsione di 60 kW, un grande braccio robotico per il servizio di carichi e payload esterni e un sistema di laboratorio all’avanguardia per ospitare ricerche avanzate, scienze e capacità commerciali. Il lancio di Starlab è previsto per il 2027 e sarà in grado di ospitare un equipaggio di 4 persone contemporaneamente.
Potenziali modelli di business per le Stazioni spaziali commerciali
Queste stazioni spaziali commerciali sono pronte a offrire una vasta gamma di servizi a generazione di reddito, tra cui:
- Ospitare ricerche scientifiche ed esperimenti per agenzie governative e aziende private
- Fornire piattaforme per la produzione e la lavorazione dei materiali in microgravità
- Accogliere il turismo spaziale, con missioni di astronauti privati e persino hotel
- Affittare moduli o strutture ad altre organizzazioni e individui
Sfruttando i costi in diminuzione dell’accesso allo spazio e la crescente domanda commerciale, queste stazioni spaziali private mirano a creare un modello di business sostenibile che possa superare l’invecchiamento della ISS e inaugurare una nuova era di attività spaziali.
Disattivazione della Stazione Spaziale Internazionale
Considerato che la Stazione Spaziale Internazionale si avvicina alla fine della sua vita operativa, la Nasa ha selezionato SpaceX per sviluppare e consegnare il Veicolo di Deorbitazione degli Stati Uniti (Usdv) che fornirà la capacità di deorbitare in modo sicuro la stazione spaziale. Questo contratto, del valore fino a 843 milioni di dollari, garantirà una transizione controllata e responsabile quando la ISS sarà ritirata intorno al 2030. L’Usdv si aggancerà alla ISS e eseguirà la serie finale di manovre necessarie per effettuare un rientro controllato della stazione su una regione oceanica remota. La Nasa prenderà possesso della navetta dopo lo sviluppo e la gestirà durante tutta la missione di deorbitazione. La decisione di deorbitare la ISS è guidata da diversi fattori, tra cui la sua infrastruttura invecchiata, le crescenti opportunità commerciali in orbita terrestre bassa e la necessità di allocare le risorse della Nasa verso altre priorità, come il programma Artemis e l’esplorazione dello spazio profondo.
Implicazioni e sfide
La transizione verso stazioni spaziali commerciali presenta anche una serie di sfide e implicazioni che dovranno essere affrontate. Queste includono:
- Sistemi normativi: occorrerà assicurarsi che siano in atto quadri giuridici e politici appropriati per governare le attività di queste stazioni spaziali private, in particolare in aree come la responsabilità, la sicurezza e la protezione ambientale.
- Cooperazione internazionale: è altresì necessario mantenere il livello di collaborazione internazionale che ha caratterizzato il programma ISS, man mano che l’ecosistema delle stazioni spaziali diventa più diversificato e guidato commercialmente.
- Accesso allo spazio: bisogna far sì che i benefici della ricerca e delle attività spaziali siano accessibili a una vasta gamma di stakeholder, per rendere lo sviluppo della space economy ampio e diffuso.
- Sviluppo della forza lavoro: per una proficua transizione verso le stazioni spaziali private occorrerà anche investire nell’educazione e nella formazione di una forza lavoro qualificata per supportare l’economia spaziale in crescita.
Man mano che l’economia spaziale continua ad evolversi, la transizione verso stazioni spaziali commerciali rappresenta una pietra miliare significativa. Il successo di queste nuove piattaforme non solo modellerà il futuro delle attività in orbita terrestre bassa, ma avrà anche implicazioni di vasta portata per l’industria spaziale e per l’esplorazione e l’utilizzo del cosmo da parte dell’umanità.