Sofia Randich, dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), sarà alla guida del consorzio internazionale che metterà a punto lo studio concettuale di un nuovo telescopio finanziato dall’Ue, il Wide Field Spectroscopic Telescope (in breve Wst), che potrebbe diventare operativo in Cile dopo il 2040.
Al timone del consorzio, a fianco della Randich, ci sarà anche Roland Bacon del Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs, Francia). Insieme saranno supportati da un project office e da uno steering commitee, del quale fanno parte i rappresentanti di una serie di istituti scientifici coinvolti nel progetto. L’Italia partecipa, oltre che con l’Inaf, anche con l’Università di Bologna.
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Infrastruttura chiave
Dopo la firma del contratto a inizio novembre per lo stanziamento di 3 milioni di euro per i prossimi tre anni da parte dell’Unione europea, il consorzio internazionale proporrà il Wst come telescopio candidato a diventare la prossima infrastruttura chiave dell’European Southern Observatory (Eso), in seguito al completamento dello Extremely Large Telescope (Elt), attualmente in costruzione sulle Ande cilene.
L’innovativo progetto Wst punta a realizzare un telescopio interamente dedicato a survey – campagne osservative estese – spettroscopiche di tutti i tipi di oggetti celesti: dalle galassie più lontane agli asteroidi e comete del nostro Sistema Solare.
600 scienziati al lavoro
Il Wst è stato selezionato nell’ambito del programma quadro Horizon Europe dell’Unione europea. Il consorzio internazionale dovrà realizzare lo studio concettuale del nuovo telescopio con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale. Il gruppo di lavoro vede la partecipazione di diciannove istituti di ricerca in Europa e in Australia, con un team scientifico composto da oltre seicento membri provenienti da trentadue Paesi di tutti e cinque i continenti.
Studio degli oggetti celesti
Il Wst promette di rispondere a una necessità individuata dalla comunità scientifica internazionale: un telescopio della classe dei 10 metri, con ampio campo visivo, dedicato in modo esclusivo all’acquisizione di spettri delle sorgenti celesti. La necessità di avere a disposizione questo tipo di struttura osservativa compare esplicitamente in molti piani scientifici strategici internazionali che individuano i punti chiave della ricerca astrofisica della prossima decade, tra cui lo European Astronet Roadmap 2023.
Telescopio unico
Infatti, nonostante siano in fase di costruzione telescopi da terra con specchi principali di 30-40 metri, non esiste un telescopio fra quelli esistenti, in via di sviluppo, o proposti, che presenti le stesse caratteristiche di Wst e che lo rende un unicum: l’attuale disegno prevede infatti uno specchio principale del diametro di 12 metri, il funzionamento simultaneo di uno spettrografo multi-oggetto in grado di osservare su un ampio campo visivo (tre gradi quadrati, quanto la superficie apparente di 12 lune piene) e altissime capacità di “multiplex” (20.000 fibre), insieme a uno spettrografo a campo integrale panoramico che copre una superficie apparente di cielo di 9 minuti d’arco quadrati.
Dalle galassie alle stelle
“Il Wide Field Spectroscopic Telescope – spiega Randich – produrrà scienza di punta e trasformativa, e permetterà di affrontare temi e domande scientifiche rilevanti riguardanti la cosmologia; la formazione, l’evoluzione, arricchimento chimico delle galassie (inclusa la Via Lattea); l’origine di stelle e pianeti; l’astrofisica che studia eventi transienti o variabili nel tempo; l’astrofisica-multimessaggera”.