La corsa all’intelligenza artificiale (AI) non è solo questione di algoritmi e chip: il vero collo di bottiglia rischia di essere l’energia. Con questa premessa, la startup californiana Aetherflux ha annunciato il proprio piano per costruire un “data center spaziale”. Il progetto si chiama Galactic Brain e punta a lanciare il primo nodo operativo entro il primo trimestre del 2027.
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Energia solare
La proposta è tanto audace quanto semplice: piazzare in orbita una installazione alimentata da pannelli solari – senza dipendere dalle reti elettriche terrestri – e sfruttare direttamente la luce del sole per alimentare server e infrastrutture di calcolo intensivo dedicate all’AI.
Sebbene sul mercato si stia investendo miliardi di dollari per costruire nuovi data center a terra, i tempi per realizzarli – trovare terreno, ottenere permessi, collegamenti elettrici, costruzione – possono richiedere facilmente cinque-otto anni. Con Galactic Brain, Aetherflux promette di saltare questa fase.
Costellazione di satelliti
Secondo il fondatore e amministratore delegato Baiju Bhatt – già cofondatore di Robinhood – “la corsa verso l’intelligenza artificiale è in fondo una corsa per la capacità di calcolo, e quindi per energia”. Per questo, mettere “la luce del sole accanto al silicio” e bypassare la rete elettrica tradizionale è, nelle sue parole, una scelta naturale.
L’idea non si limita a un singolo satellite: il piano prevede di lanciare una costellazione di nodi orbitanti, per scalare progressivamente la capacità di calcolo. Nel 2026, inoltre, Aetherflux intende testare la propria tecnologia per trasmettere energia dallo spazio alla Terra via laser — una versione moderna del sogno della “space solar power” teorizzata decenni fa.
Nuova frontiera
Il progetto di Aetherflux arriva in un momento in cui anche altri grandi attori del settore considerano lo Spazio non solo come piattaforma di comunicazione o osservazione, ma come possibile nuova frontiera per il cloud computing. L’elevata efficienza dei pannelli solari in orbita, la liberazione dai vincoli idrici e di raffreddamento di data center terrestri, e la potenzialità di un accesso praticamente continuo alla luce solare rendono l’idea di “IA spaziale” sempre meno fantascientifica.
Punti critici
Tuttavia, non mancano i punti critici. La logistica dei lanci, i costi di messa in orbita, la vulnerabilità delle infrastrutture allo Spazio (radiazioni, detriti, manutenzione) e la latenza nella trasmissione dati verso Terra sono questioni complesse. Alcuni esperti osservano che la trasmissione laser o a microonde di energia richiederà prove rigorose e infrastrutture di terra all’altezza.
Nuova era energetica
Per ora, Galactic Brain resta una promessa: audace, futuribile, ma con incognite non banali. Se tutto va secondo i piani, già fra poco meno di due anni potremmo assistere al primo “data center” che lavora letteralmente tra le stelle. Per l’intelligenza artificiale, e per la Terra, potrebbe essere l’inizio di una nuova era energetica.






