Officine in orbita per riparare e rifornire i satelliti. Reti robotiche per catturare detriti. Sistemi di intelligenza artificiale per gestire in tempo reale la vita operativa dei veicoli spaziali. Contro il boom di detriti spaziali, ecco alcune proposte messe a punto da un gruppo di ricercatori dell’Università del Surrey (Regno Unito). Gli scienziati le hanno sintetizzate in uno studio pubblicato sulla rivista “Chem Circularity”.
Il sovraffollamento di “rifiuti” spaziali nell’orbita terrestre è ormai un’emergenza. La situazione si sta anche aggravando giorno dopo giorno. Satelliti commerciali, veicoli scientifici dismessi e frammenti di ogni dimensione viaggiano a velocità elevate. Risultato? Il rischio di collisioni è crescente.
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Roadmap concreta
Lo studio del Surrey propone una roadmap concreta per gestire l’orbita terrestre secondo i principi dell’economia circolare. Le stazioni spaziali potrebbero diventare officine capaci di riparare e rifornire satelliti in servizio, riducendo la produzione di nuovi relitti e allungando la vita utile dei veicoli orbitanti.
Accanto alle officine, reti robotiche e bracci meccanici sarebbero impiegati per catturare satelliti fuori uso o frammenti pericolosi, evitando che restino in orbita e aumentino il rischio di incidenti. L’intelligenza artificiale completerebbe il sistema, coordinando in tempo reale traiettorie e manovre dei veicoli e ottimizzando la sicurezza orbitale.
Corsa contro il tempo
Gli autori sottolineano che il tempo per intervenire è limitato. Con l’espansione delle costellazioni commerciali, alcune orbite potrebbero diventare parzialmente o totalmente inutilizzabili entro pochi decenni. La proposta punta dunque a trasformare un problema crescente in un’opportunità tecnologica e industriale, con ricadute anche sul ruolo europeo nello spazio.
Sicurezza, economia e politica
La gestione dei detriti spaziali non è più solo un tema scientifico o tecnico. È una questione di sicurezza, economia e politica. L’orbita terrestre è una risorsa condivisa: senza interventi concreti, il rischio di collisioni potrebbe compromettere servizi essenziali come telecomunicazioni, navigazione e monitoraggio ambientale. Lo studio del Surrey indica la strada: officine, reti e AI, per rendere sostenibile e sicura la presenza umana nello Spazio.






