L'ANALISI

Galileo nel guado: la guerra Russia-Ucraina stravolge i piani, che succederà?

L’Agenzia spaziale russa Roscosmos ha messo fuori servizio i lanciatori Soyuz che avrebbero dovuto partire dalla base europea di Kourou per portare in orbita i satelliti europei. E annuncia un piano per aprire le porte ai privati

08 Mar 2022

Patrizia Licata

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Il sistema spaziale Galileo, e potenzialmente altri programmi satellitari europei, sono a rischio stop a causa del conflitto in Ucraina: l’agenzia spaziale russa Roscosmos ha messo fuori servizio i lanciatori Soyuz che avrebbero dovuto partire dalla base europea di Kourou per portare in orbita i satelliti europei Galileo. Non potranno partire nemmeno gli altri lanciatori Souyz previsti dal Centro spaziale europeo che si trova nella Guyana Francese. Cosa succederà adesso?

Il 4 marzo l’Europa ha annunciato la sospensione di tutti i suoi lanci delle Soyuz, sia quelli dal Centro spaziale europeo di Kourou operati dall’azienda Arianespace, sia quelli dalla base russa di Baikonur, nel Kazakhstan, operati dall’azienda Starsem. La decisione è stata presa a seguito delle sanzioni alla Russia decise da Unione europea, Stati Uniti e Gran Bretagna. Ora il direttore generale di Roscosmos, Dmitry Rogozin, ha confermato: “Non ci saranno lanci da Kourou”. Gli europei “non saranno in grado di usarli, perché per questo sono necessari i nostri tecnici”.

A rischio immediato è il lancio di altri due satelliti della costellazione europea Galileo previsto in aprile. “Tre dei nostri missili e tre stadi superiori sono rimasti lì. Li abbiamo messi fuori servizio”, ha fatto sapere Rogozin in un’intervista alla Tv russa riportata dall’agenzia Ria Novosti e in Italia dall’Ansa.

Roscomos al servizio delle aziende spaziali russe

La stessa Roscosmos intanto si mette a disposizione della space economy russa, fornendo “un supporto senza precedenti alle aziende spaziali russe private”, secondo quanto ha scritto il direttore generale Rogozin in un tweet. Le aziende private “avranno accesso a nuovi sviluppi domestici nel campo della strumentazione spaziale, nonché alla possibilità di consegna praticamente gratuita in orbita di veicoli spaziali creati da uffici di progettazione privati”.

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Sempre su Twitter Rogozin scrive che “entro la fine dell’anno decine di veicoli spaziali russi privati per la comunicazione, l’osservazione meteorologica e il telerilevamento della Terra saranno mandati in orbita”. Per questo si prevede di utilizzare i lanciatori Soyuz-2 in precedenza destinati ai satelliti per le connessioni internet del programma britannico OneWeb.

In bilico le collaborazioni sull’Iss

Il conflitto Russia-Ucraina si riverbera anche sull’Iss, la Stazione spaziale internazionale, mettendo a rischio la collaborazione tra Russia e Stati Uniti. Si sono infatti scontrati a suon di tweet il capo dell’agenzia spaziale russa Rogozin e Scott Kelly, l’ex astronauta della Nasa. Scott Kelly che ha sarcasticamente commentato le immagini di Roscosmos in cui si mostravano i tecnici russi intenti a togliere le bandiere straniere dalla Soyuz che la settimana scorsa avrebbe dovuto lanciare i satelliti OneWeb.  “Senza quelle bandiere e la valuta estera che portano, il tuo programma spaziale non varrà niente. Forse puoi trovare lavoro da McDonald’s se McDonald’s esiste ancora in Russia”, ha scritto Kelly. Successivamente l’astronauta della Nasa ha pubblicato uno screenshot per mostrare che Rogozin lo aveva bloccato e un altro di un tweet poi cancellato in cui Rogozin gli avrebbe scritto “smettila idiota, altrimenti avrai sulla coscienza la morte dell’Iss”.

A una follower che chiedeva se a questo punto l’astronauta russa Anna Kikina rischi di non volare più sulla Stazione spaziale a bordo della Crew-5 di SpaceX, Rogozin ha risposto: “Penso che presto nessuno volerà da nessuna parte, perché con una tale aggressività da parte degli americani, non avranno un posto dove volare. Non puoi addestrare nazionalisti ucraini contro la popolazione russa, sponsorizzare l’esecuzione del Donbass, fornire armi al marcio regime di Kiev, imporre sanzioni contro il MCC e allo stesso tempo fingere che tutto vada bene nello spazio”.

ExoMars a rischio cancellazione

La tensione investe anche il più ambizioso dei programmi spaziali di Europa e Russia: la missione spaziale ExoMars destinata a partire in settembre dalla base russa di Baikonur per portare su Marte un veicolo russo per l’atterraggio e il rover europeo Rosalin Franklin con la trivella ideata e costruita in Italia per cercare tracce di vita nel sottosuolo. L’Esa ha annunciato che a prendere la decisione sulle sorti di ExoMars sarà il suo Consiglio nella riunione del 16 e 17 marzo.

Per ExoMars sarebbe fondamentale un lancio entro settembre, perché Marte si troverà a dicembre nel punto più vicino alla Terra: in tempo perché il veicolo della missione venga catturato dall’orbita marziana. La prossima occasione si presenterà solo nel 2024. Per ExoMars sarebbe il terzo rinvio e, forse, i veicoli potrebbero cominciare ad accusare il peso dei loro anni.

La collaborazione fra Europa e Russia in campo spaziale era stata una conquista lunga e difficile. A fine febbraio lo stesso Rogozin aveva annunciato la fine della collaborazione con l’Esa per i lanci della Soyuz da Kourou e subito dopo gli 87 tecnici russi in servizio nella base avevano cominciato a preparare la partenza. Lavoravano a Kourou dal 2011, quando era stato costruito il sito di lancio dedicato ai lanciatori russi. Da allora le missioni delle Soyuz dalla base europea sono state 27 e hanno portato in orbita decine di satelliti. L’ultimo lancio risale al 10 febbraio scorso, con 4 satelliti per la rete internet OneWeb.

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