SCENARI

Cambiamento climatico e grandine, la mappa satellitare del Cnr

Lo studio dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima sulla base dei dati raccolti tra il 1999 e il 2021 dalla costellazione internazionale Gpm

12 Set 2022

Nicola Desiderio

HailMed

I fenomeni temporaleschi accompagnati da grandine sono aumentati del 30% tra il 2010 e il 2021 rispetto al decennio precedente nell’area del Mar Mediterraneo. Lo dice lo studio “Hail Climatology in the Mediterranean Basin Using the GPM Constellation (1999–2021)” realizzato dall’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isac) e pubblicato dalla rivista Remote Sensing.

I dati provenienti dalla costellazione Gpm

Lo studio è basato sui dati forniti dalla costellazione internazionale Global Precipitation Measurement (Gpm) formata da satelliti dotati di radiometri a microonde grazie ai quali è stato possibile tracciare una mappa con la distribuzione spaziale e temporale degli eventi associati a grandine nel macino del Mare Nostrum. I fenomeni sono stati inoltre suddivisi in due gradi di severità: intensi (chicchi con diametro da 2 a 10 cm) ed estremi (caratterizzate dalla formazione di aggregati ghiacciati con diametro superiore a 10 cm).

Tendenze inconfutabili

“Esaminando i dati raccolti dalle osservazioni satellitari della costellazione internazionale Global Precipitation Measurement (Gpm), siamo riusciti a ricostruire la distribuzione spaziale e temporale degli eventi grandinigeni nel bacino mediterraneo dal 1999 al 2021” spiega Sante Laviola, ricercatore del Cnr-Isac e primo autore della ricerca. E le tendenze emerse nei periodi presi in considerazione sono quanto mai chiare: gli eventi grandinigeni sono in crescita del 30% in entrambi i livelli di severità.

Grandinate sempre più intense

“A differenza dell’Europa centrale, dove questi fenomeni avvengono principalmente in tarda primavera e in estate, nell’Europa meridionale (Sud Italia, nella penisola iberica e in Grecia), dove il clima è influenzato dall’elevata insolazione e dalla vicinanza al Mar Mediterraneo, le condizioni ambientali sono le principali responsabili della formazione di forti grandinate durante la fine dell’estate e l’autunno. In questa fase dell’anno si registrano i valori più alti sia per quanto riguarda i fenomeni intensi che per quelli estremi”.

La correlazione con i cambiamenti climatici

“Questo risultato – conclude il ricercatore del Cnr-Isac – sembra trovare piena aderenza con gli andamenti delle principali variabili climatiche alla base della formazione dei sistemi temporaleschi intensi. Va comunque considerata la possibile incidenza del cambiamento climatico sulla frequenza, distribuzione e intensificazione di questi fenomeni, su scala globale e all’interno di hot-spot climatici, ovvero nelle aree climaticamente più vulnerabili”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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