IL SIMPOSIO DELL'ESA

Satelliti “sentinelle” del cambiamento climatico: allo studio modelli predittivi

Comprendere l’evoluzione è determinante per mettere a punto piani in grado di ariginare il fenomeno e fornire a decisori e governi gli strumenti per passare all’azione. L’analisi dei dati fondamentale per anticipare i trend

30 Mag 2022

Nicola Desiderio

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I punti critici dei cambiamenti climatici sono quelle soglie oltre le quali il nostro ecosistema manifesta in maniera irreversibile tutti i mutamenti ai quali il riscaldamento globale sta portando il nostro pianeta. Per prevederne l’arrivo e le conseguenza i satelliti possono fornire un contributo importante. È quanto discusso al Living Planet Symposium dell’Esa che si è tenuto a Bonn dal 23 al 27 maggio appena trascorsi con l’eloquente titolo di “Prendere il polso del Pianeta dallo Spazio”.

Dai fattori dei cambiamenti ai punti critici

Quali sono dunque questi punti critici? Il rapido scioglimento dei ghiacci polari, lo scongelamento del permafrost, l’alterazione delle correnti oceaniche, l’arretramento delle foreste. Fenomeni i cui fattori sono ormai noti, ma che possono trovare interazioni che ne accelerano la manifestazioni e possono arrivare all’improvviso innescando cambiamenti radicali il cui arrivo non è (al momento) prevedibile. Il prossimo, ad esempio, potrebbe essere vedere la Foresta Amazonica trasformarsi in savana entro il 2100.

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Capire per rendersi conto

La questione fondamentale è psicologica: il cambiamento climatico può essere sottovalutato fino a quando certi punti critici non saranno raggiunti e questo rallenta le decisioni, in particolare quelle che dovrebbero incidere sulla produzione umana dell’anidride carbonica e che, con ogni probabilità, dovrebbero essere ancora più drastiche di quelle decise dagli accordi di Parigi affinché i punti critici non arrivino prima di quello che ci aspettiamo rendendo, a quel punto, vana ogni azione.

Nuovi modelli di previsione

Per questo occorre costruire modelli di previsione dei punti critici che aiutano a capire i modi, i tempi e le interazioni con i quali i fattori critici del cambiamento climatico agiscono. Tali modelli sono definiti Aimes (Analysis, Integration and Modeling of the Earth System) e se ne era parlato anche in occasione del Living Planet Symposium del 2021. Questo porterebbe ad una maggiore determinazione da parte dei decisori e ad una maggiore consapevolezza da parte dell’opinione pubblica poiché gli effetti hanno una valenza prima ambientale e poi sociale ed economica.

Dare significato ai dati

“I punti critici del clima sono un’area di ricerca nuova e in crescita che è cruciale per lo sviluppo dei sistemi di allarme precoce per informare la politica e agire andando avanti” ha affermato Wendy Broadgate, direttore del Future Earth in Svezia, istituto che ospita la Earth Commission e usa l’analisi dei punti critici per quantificare i parametri che mantengono un sistema terrestre sicuro e resiliente. “I ricercatori stanno facendo progressi sugli indicatori di resilienza nei modelli concettuali così come i modelli che riguardano i ghiacci del Mare Artico, il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica e altri punti critici potenziali” ha affermato Sebastian Bathiany delle Università Tecnica di Monaco di Baviera. “Al fine di capire che cosa stia realmente accadendo al mondo – ha però sottolineato il ricercatore tedesco – abbiamo bisogno di lavorare verso un’interpretazione significativa degli indicatori di resilienza che vengono registrati nell’Osservazione della Terra. Ecco perché le discussioni tra le varie comunità scientifiche e discipline sono così importanti”.

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