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L’Europa nello spazio: strategia, rischi e scenari al 2050



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Studio Eprs: quattro scenari per il 2050 e lo Space Act UE. Autonomia, sicurezza, sostenibilità. Le scelte ora per un’Europa protagonista

Pubblicato il 3 set 2025

Alessandro Sannini

Private Equity Investor



EU Space Act e scenari 2050

Lo spazio non è più un altrove romantico: è l’infrastruttura invisibile che tiene insieme pagamenti, rotte aeree e marittime, reti energetiche, emergenze climatiche, persino la sicurezza dei confini. È qui che si gioca una parte della sovranità europea.

Un’analisi dell’European Parliamentary Research Service (EPRS), a firma di Zsolt G. Pataki, mette a fuoco il bivio: entro il 2050 l’Unione può scegliere tra cooperazione e protagonismo oppure inerzia e dipendenza, in un contesto in cui lo spazio diventa sempre più anche dominio di sicurezza e difesa. Lo studio non predice, ma offre una mappa: quattro scenari per capire dove portano le decisioni di oggi.

Perché lo spazio conta (davvero)

Se fino a ieri lo spazio era il “backstage” della tecnologia, oggi è palcoscenico della geopolitica. L’Eprs evidenzia come comunicazioni, navigazione e osservazione della Terra siano asset critici e come i rischi – interferenze, cyber-attacchi, congestione orbitale, collisioni e detriti – costringano l’UE a ragionare in termini di resilienza e autonomia. In altre parole: non basta innovare, bisogna proteggere e garantire continuità di servizio, perché ogni interruzione si riflette a terra, nell’economia reale.

Dove l’Europa è forte e dove è vulnerabile

Lo studio ricorda che l’Unione ha costruito capacità civili di livello mondiale (dati d’osservazione, navigazione, servizi a valle), una filiera industriale diffusa e un tessuto di Pmi innovative. Ma indica anche i nodi: frammentazione regolatoria e industriale, sottoinvestimento rispetto ai principali concorrenti, carenza di alcune capacità dual-use e difensive. In assenza di massa critica e regole comuni, il rischio è la dipendenza tecnologica su segmenti sensibili e la fuga di talenti verso mercati più dinamici. È qui che politica industriale e sicurezza si toccano: senza scala e governance, l’innovazione resta episodica e l’Europa scivola in una posizione di rendita altrui.

La cornice politica: dallo sguardo strategico alla legge

Negli ultimi anni Bruxelles ha riconosciuto lo spazio come dominio strategico e ha definito un primo quadro per sicurezza e difesa. Il salto di qualità è la proposta della Commissione di un EU Space Act: un impianto normativo unico per ridurre la frammentazione, fissare standard comuni su sicurezza, resilienza e sostenibilità (debri, cybersecurity, gestione del traffico orbitale) e dare certezza del diritto a operatori e investitori. L’obiettivo è costruire un mercato unico dello spazio: meno burocrazia, più scala, regole chiare anche per i soggetti extra-UE che offrono servizi in Europa. È la cornice che può trasformare la visione in filiera.

Quattro futuri possibili entro il 2050

Lo studio Eprs incrocia due fattori – grado di militarizzazione dello spazio e traiettoria economica dell’UE – e propone una semplice matrice con quattro scenari. Non sono etichette, ma narrazioni operative per orientare scelte pubbliche e private.

1) Inerzia

Si continua con piccoli passi e progetti disallineati. I servizi più critici vengono acquistati all’estero, la deterrenza resta fragile, la capacità di risposta a interferenze e attacchi è limitata. L’innovazione c’è, ma senza massa critica: si disperde. È il declino silenzioso di chi rinvia le decisioni finché decidono gli altri.

2) Spazio collaborativo

Cooperazione e regole condivise prevalgono. L’UE fa leva sulle proprie eccellenze civili e guida standard su sostenibilità orbitale, sicurezza operativa e responsabilità ambientale. Crescono applicazioni pubbliche e industriali (clima, agricoltura di precisione, gestione delle crisi), l’ecosistema si integra e attira capitali pazienti. È lo scenario dove l’Europa diventa benchmark globale.

3) Corsa strategica

Il clima internazionale si fa competitivo: proliferano contromisure e posture assertive. L’UE investe in sorveglianza spaziale, in costellazioni resilienti e in comunicazioni sicure, affiancando alla crescita industriale capacità di prevenzione e risposta. Il dilemma è l’equilibrio: come evitare l’escalation salvaguardando, al contempo, apertura dei mercati e cooperazione scientifica?

4) Indifesi

La militarizzazione accelera, ma l’Europa rimane ferma: governance debole, recessione, regole frammentate. La dipendenza da terzi si fa strutturale e coinvolge anche servizi essenziali, con effetti a cascata su economia e sicurezza. È lo scenario da evitare: normalizza la vulnerabilità.

Le scelte di oggi che cambiano il domani

Dalla lettura EPRS emergono priorità trasversali. Primo: chiarire i ruoli tra Commissione, Stati membri, ESA ed EUSPA, per ridurre duplicazioni e massimizzare le economie di scala. Secondo: concentrare gli investimenti su tecnologie “abilitanti” (riuso dei lanciatori, propulsione avanzata, analisi dati intelligente, crittografia e capacità quantum-ready, space situational awareness e mitigazione dei detriti). Terzo: usare la domanda pubblica come leva d’innovazione – appalti pre-commerciali, contratti pluriennali, servizi as-a-service – per dare visibilità a Pmi e start-up. Quarto: formare e trattenere talenti con percorsi tra università, centri di ricerca e impresa. Sono mattoni concreti, non slogan, per passare da progetti a capacità.

Sicurezza, resilienza, sostenibilità: un’unica catena

La sicurezza non è un comparto a parte: è una proprietà di sistema. Il segmento a terra va protetto con requisiti di cyber-igiene e procedure di risposta; le costellazioni vanno progettate con ridondanza e continuità operativa; l’ambiente orbitale va gestito con regole chiare su tracciamento, rendez-vous, deorbitazione. Lo Space Act intende proprio allineare queste dimensioni, creando un campo di gioco prevedibile dove competere su qualità, non sull’elusione delle regole.

Un mercato davvero europeo

Per chi investe, due cose contano più di tutto: certezza del diritto e scala. Una cornice unica riduce costi di transazione e compliance, abilita modelli software-defined e servizi downstream scalabili in 27 Paesi, facilita gli standard comuni e rende più agevole l’accesso ai capitali. È anche un modo per attrarre operatori globali: chi vuole stare sul mercato europeo deve rispettare regole europee, a tutela di utenti e concorrenza. Non chiusura, ma apertura regolata.

“Autonomia cooperativa: l’orbita giusta per l’Europa”

La scelta è meno tecnica di quanto sembri: si tratta di decidere. Decidere che lo spazio è un’infrastruttura vitale e che, come tale, va regolata, finanziata e difesa. Decidere che autonomia non è autarchia, ma capacità di “sapere fare in casa” e scegliere con chi farlo, su regole condivise. L’EPRS ci mostra la mappa, la Commissione offre la cornice con lo Space Act. Il 2050 non è lontano: è la scadenza delle decisioni prese adesso. In orbita, come in politica, l’inerzia non è neutrale: è una rotta. L’Europa può imboccare quella dell’autonomia cooperativa, trasformando sicurezza e sostenibilità in vantaggio competitivo. Oppure restare a guardare, con il naso all’insù e i piedi fermi. La differenza, alla fine, sta tutta nell’alzare lo sguardo – e partire.

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