I PILLAR DI CORCOM

Turismo spaziale, un affaire per pochi ma le cose cambieranno

Gli investitori aumentano anche se al momento sono alcune big company a detenere lo scettro. La partita vale molto e ci sarà da fare i conti anche con la questione dell’ecosostenibilità. Ecco a che punto siamo

01 Dic 2021

Pietro Santoriello

Ivan Fino

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Cos’è il turismo spaziale?

Ebbene sì, che ci crediate o no, i viaggi nello Spazio ad oggi sono possibili. Certo, lo erano anche negli anni ‘60, ma con una differenza fondamentale: oggi si parla di turismo spaziale, ovvero della commercializzazione e l’apertura ad un pubblico di privati di quelle che una volta furono missioni avanguardistiche e incredibili per l’umanità e per l’esplorazione spaziale. Infatti, se Yuri Gagarin ha affrontato la sua missione con successo ma con un numero non indifferente di rischi e con tanta incertezza rispetto a cosa sarebbe accaduto, oggi si è iniziato a parlare di viaggi spaziali come se fossero un’attrazione da parco divertimenti.

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In effetti non ci si allontana molto da questa concezione: la missione scientifica si è trasformata in una vera e propria esperienza da provare e da vendere ai clienti giusti. Al momento non è possibile raggiungere un luogo stabilito oltre l’atmosfera come la Luna o un altro corpo celeste (fatta eccezione per la Stazione Spaziale Internazionale), ma si tratta di compiere un viaggio al confine della nostra atmosfera, viaggiando proprio lì, al limite e in alcuni casi oltre la linea di Karman, percorrendo un’orbita, per poi tornare sulla Terra. Ancora nulla a che vedere con gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, che restano sospesi in orbita per circa un semestre.

Il turismo spaziale oggi

Ad oggi le aziende e le attività che investono nel turismo spaziale si stanno moltiplicando. Nonostante siano stati annunciati numerosissimi progetti per fruire commercialmente dello spazio a livello turistico, sono ben pochi quelli ad essere stati già sottoposti ai diversi test di sicurezza.

Per adesso, lo sviluppo delle piattaforme utili al turismo spaziale è in mano a poche big companies.

Virgin Galactic di Richard Bandson

La prima da considerare è Virgin Galactic, il cui fondatore Sir Richard Charles Nicholas Branson ha investito nello sviluppo di un velivolo lanciato in volo e non da terra. Al momento la commercializzazione di questa tecnologia ha portato l’azienda di Branson a vendere 100 biglietti, con l’obiettivo di raggiungere 1000 prenotazioni prima del lancio ufficiale.

Space X di Elon Musk lancia Inspiration 4

Con Inspiration 4 invece SpaceX ed Elon Musk hanno voluto dare prova di saper presidiare anche questo specifico settore del mercato spaziale: di fatto la missione è stata finanziata da Jared Isaacman ed è stata una missione totalmente composta da cittadini privati a bordo del velivolo Crew Dragon Resilience. A differenza dei competitors questa missione ha delle differenze sostanziali: intanto la capsula con a bordo i quattro civili ha viaggiato per 3 giorni consecutivi su un’orbita a più di 500 km di altitudine (più in alto rispetto all’orbita seguita dalla Stazione Spaziale Internazionale) inoltre lo scopo particolare della missione (oltre a dimostrare che è possibile viaggiare nello spazio anche per civili) è stato caratterizzato da una raccolta fondi in favore di un ospedale infantile di Memphis.

New Shepard di Blue Origin, l’azienda spaziale di Jeff Bezos

Altra storia per quanto riguarda la missione del velivolo New Shepard di Blue Origin, l’azienda spaziale di Jeff Bezos: un capolavoro di marketing se vogliamo, che ha combinato l’elemento emotivo con la dimostrazione di capacità tecnologica. In che modo? Basti pensare che tra coloro che hanno viaggiato su Blue Origin era presente niente meno che il famosissimo e amato Capitano dell’Enterprise James Tiberius Kirk, protagonista della saga di Star Trek. Okay, non era veramente lui (probabilmente starà cercando di risolvere un conflitto con i Klingon o i Romulani), bensì l’attore che storicamente ha impersonato questo personaggio, ovvero William Shatner, coronando il sogno di viaggiare veramente nello spazio, per giunta all’età di 90 anni.

The Challenge, il film russo girato nello spazio

Sono anche da considerare le riprese di alcuni film avvenute nello spazio, in particolare il lancio di due navicelle Soyuz con a bordo attori e registi verso la Stazione spaziale internazionale dove verranno girate alcune scene di un film russo, The Challenge. Simile a questa avventura sarà quella del giapponese Yusaku Maezawa che a dicembre volerà verso la ISS su una navicella Soyuz, con un viaggio organizzato dalla società Space Adventures. L’obiettivo è documentare l’esperienza, che durerà 12 giorni.

Qual è il costo di un viaggio nello spazio?

Certo, l’avventura fuori dall’atmosfera è allettante ed è ufficialmente commercializzata come esperienza: ma il costo? Qui è necessaria una premessa: non aspettatevi di poter usufruire di una Smartbox ormai impolverata regalata da “chisiricordaqualedeglizii” e quasi dimenticata in un cassetto o in uno scaffale di una libreria. Ricordatevi che si parla di un viaggio al di fuori dell’atmosfera e che vanta di essere l’avanguardia tecnologica e commerciale a livello globale. Come si può immaginare, non costa poco.

Ulteriore premessa: non esiste un prezzo unitario o confrontabile con quello di altre aziende. Infatti, i diversi provider di attività turistiche nello spazio propongono esperienze, lanci, “soggiorni” fortemente diversi uno dall’altro. Senza considerare il fatto che non ci sono precedenti così strutturati e che nella maggior parte dei casi l’attività è ancora in fase di sperimentazione concreta, perciò non ancora del tutto fruibile al pubblico.

I dati certi arrivano da Virgin Galactic, che per un posto a bordo della navicella VSS Unity richiede 450.000 $: al momento la proposta più a “buon mercato”. Di Blue Origin non esistono news ufficiali e viste le differenze strutturali tra i velivoli di Virgin Galactic e Blue Origin (come anche il sistema di lancio e la propulsione) è possibile ipotizzare che il costo di quest’ultima sia maggiore. Viaggiare invece verso la ISS, come l’esperienza avvenuta tramite Space Adventures, ha un costo che varia dai 20 ai 35 milioni di dollari, ma anche qui le incognite sul costo di lancio, sulla navicella utilizzata e sull’esperienza in sé sono troppe per poter fissare un prezzo certo.

Tutt’altra storia invece per quanto è successo con Inspiration4 e la Crew Dragon, il cui intero costo è stato pagato da Jared Isaacman e che probabilmente si aggira intorno ai 200 milioni di dollari. Per un viaggio in orbita con SpaceX il prezzo potrebbe aggirarsi sui milioni di dollari. Invece un viaggio sulla ISS gestito da NASA, Axiom Space e SpaceX potrebbe costare circa 50 milioni di dollari.

Ci troviamo, senza esagerare, all’inizio di una rivoluzione, nasceranno nuovi progetti con ingenti investimenti alle spalle e nuove tecnologie indirizzate ai viaggi extra-atmosferici (ad oggi ancora in fase embrionale) ed è proprio grazie a questi due fattori che è ipotizzabile in un futuro veramente prossimo approcciarsi a prezzi sostenibili e abbordabili (quasi) per chiunque.

Quanto inquina il turismo spaziale?

Se siete tra i fautori della mobilità sostenibile, non aspettatevi che nel giro di qualche mese verrà rilasciato un nuovo modello del vettore Falcon 9 con una motorizzazione ibrida o addirittura totalmente elettrica. Magari un giorno avremo una tecnologia che potrà utilizzare un propellente del tutto green, ma al momento la situazione è un po’ diversa.

Il discorso legato all’inquinamento ad oggi non può indirizzarsi solo ed esclusivamente sul turismo spaziale, ma deve considerare il complesso delle attività spaziali.

La questione dell’inquinamento e delle emissioni di anidride carbonica dovute ai lanci e ai velivoli è notevolmente dibattuta presso la comunità scientifica: sicuramente paragonare l’impatto dei lanci spaziali (circa 100 ogni anno) rispetto all’impatto che hanno i voli commerciali aerei è fuorviante; infatti, al momento un confronto non è sensato, in quanto si parlerebbe di numeri su due scale completamente diverse.

Ciò non toglie però che per poter regolare al meglio in futuro le attività spaziali (e quindi di conseguenza nello specifico quelle legate al turismo spaziale) da un punto di vista delle emissioni e della sostenibilità sia necessario agire ora. Sarebbe importante infatti regolamentare da subito l’industria legata allo Spazio e nello specifico il settore del turismo spaziale controllando da subito l’inquinamento, per evitare di essere costretti a “mettere pezze” tra qualche anno.

Tecnicamente i propellenti più utilizzati dai maggiori investitori in termini di turismo spaziale sono idrogeno e ossigeno liquidi, propellenti ibridi a base di carburante solido e ossido di azoto e in ultimo cherosene liquido. Il problema di questi propellenti è che emettono oltre che vapore acqueo anche anidride carbonica e fuliggine (oltre a diverse altre sostanze) che vengono rilasciati nella stratosfera e nella mesosfera, dove possono rimanere per un periodo fino a 5 anni. Anche la fase di decollo e atterraggio dei razzi provoca emissioni, in particolare quando è presente ossido di azoto.

Tutte queste sostanze di fatto contribuiscono al riscaldamento globale. Sicuramente al momento non è possibile stimare il reale impatto del turismo spaziale sull’inquinamento, di certo se i trend verranno confermati dalla pratica, sarà essenziale regolamentare le emissioni prima che provochino ulteriori danni irreparabili al pianeta.

Secondo Dallas Kasaboski, analista principale della società di consulenza spaziale Northern Sky Research, un singolo volo suborbitale di turismo spaziale Virgin Galactic, può generare tanto inquinamento quanto un volo transatlantico di 10 ore. Questi dati potrebbero risultare abbastanza sconcertanti, se si considera che nelle intenzioni di Virgin Galactic rientra l’obiettivo di organizzare diversi viaggi giornalieri alle volte dello spazio.

Fortunatamente, almeno nella prima fase del turismo spaziale, le emissioni inquinanti saranno sicuramente ridotte. Se in un prossimo futuro il numero dei vacanzieri spaziali acquisirà dimensioni notevoli, si profilerà un problema di inquinamento atmosferico ed extra-atmosferico.

Quali norme potrebbero applicarsi per scongiurare i pericoli derivanti dall’eccessivo inquinamento dell’atmosfera?

Fino al 100 km, convenzionalmente, vi è un limite chiamato linea di Karman, una sorta di confine tra atmosfera e spazio. Tendenzialmente, fino a tale limite, trovano applicazione le giurisdizioni nazionali, e quindi anche il principio della “no harm rule”. Come é stato originariamente concepito nel caso Trail Foundry del 1941, questo principio obbliga le nazioni a fare tutto il possibile per impedire danni ambientali ad altri Stati.

Nei decenni successivi, e in particolare a partire dagli anni ’70, il principio della no harm rule si è sviluppato verso una progressiva indipendenza dal concetto di sovranità, in direzione della protezione dell’ambiente come entità degna di protezione in quanto tale. Questa nuova tendenza è stata rafforzata dalla Dichiarazione di Stoccolma, in base al quale gli Stati devono assicurare che “le attività all’interno della loro giurisdizione o del loro controllo non causino danni all’ambiente di altri Stati o di aree oltre i limiti della giurisdizione nazionale”.

Pertanto, ne consegue che le attività spaziali che contaminano l’ambiente terrestre violerebbero la regola della No Harm Rule.

Ma l’inquinamento può riguardare non solo l’atmosfera ma anche lo spazio. Non inquinamento in senso stretto, derivante da combustibili e propellenti vari, ma da space debris, o immondizia spaziale, che verosimilmente andrà ad accumularsi con l’aumento dei viaggi turistici dallo spazio.

Nello spazio, ove non trovano applicazione le legislazioni nazionali, trova applicazione il diritto internazionale dello spazio.

Ai sensi dell’articolo IX del Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, gli Stati sono tenuti a condurre l’esplorazione dello spazio e dei corpi celesti in modo da evitare la loro contaminazione e, se necessario, devono adottare misure appropriate. Tuttavia, l’articolo IX non definisce nel contenuto la portata del divieto di contaminazione dannosa. Si dovrà dunque definire il divieto di contaminazione, anche perché gli stessi space debris potrebbero mettere a repentaglio l’incolumità dei futuri turisti spaziali. chi di noi accetterebbe il rischio di venire perforato da un oggetto orbitante a diverse decine di migliaia di chilometri orari? Il verificarsi di qualche incidente di questo genere comprometterebbe totalmente il business del turismo spaziale.

Quali sono le future missioni?

Amanti dei weekend fuori porta non demordete: il futuro ci riserva diverse sorprese. Oltre alle proposte già elencate, è infatti in fase di studio e costruzione la Stazione Spaziale di Axiom Space, il cui obiettivo è proprio la costruzione di una stazione orbitante a soli fini commerciali, in cui non sarà solo l’esperienza del viaggio ma anche la meta di arrivo ad essere inserita nel pacchetto. I primi moduli sono in costruzione per conto di Thales Alenia Space, nella sede di Torino, eccellenza mondiale nella costruzione di moduli pressurizzati. Il completamento è previsto per il 2028. Anche Sierra Nevada Space ha iniziato la costruzione di una propria stazione spaziale privata. Questo potrebbe anche essere il nuovo impiego della Stazione Spaziale Internazionale, cioè essere dedicata a visitatori e turisti privati.

Turismo spaziale – Pro/contro e conclusioni

Okay, è vero, non sono tutte rose e fiori almeno per il momento. Che vi aspettavate, di avere tutto e subito? I risultati, tecnologici ed innovativi, ci sono eccome! Non stiamo parlando di film, ma di concrete possibilità. Non mi stupirei se a breve su qualche guida turistica come Lonely Planet venisse pubblicata la prima recensione su un viaggio oltre l’atmosfera. Parliamoci chiaro, per tutti gli amanti dello Spazio e delle avventure, questo è un sogno che, un gradino alla volta, diventa realtà.

Certo, i prezzi: non tutti abbiamo la possibilità di spendere 450000 $ (o addirittura milioni) per regalarci un weekend extra-atmosferico. Al momento non è sicuramente sostenibile. Ma tutti gli indicatori ci suggeriscono che stiamo andando in questa direzione, che il primo passo per sdoganare questo tipo di attività è stato fatto, ormai non si parla più di pionieristica ma di incipit di commercializzazione.

Perciò aspettatevi grandi risultati e offerte per i prossimi anni. Forse ancora più passibile di considerazione è il tema ambientale: è assolutamente prioritario considerare l’attuazione di una regolamentazione per permettere alla nascente attività commerciale di non partire con il piede sbagliato.

Oggigiorno non è più sostenibile ignorare alcuni segnali di allarme per il nostro ecosistema, come non è più possibile correre ai ripari in un secondo momento. Considerati i trend, infatti, sembra che nel futuro il turismo spaziale avrà un grosso impatto sulla vita delle persone; perciò, l’impegno a diminuire il più possibile emissioni e inquinamento è prioritario.

Concludendo questo piccolo bigino sulla possibilità di spendere qualche giorno extraatmosferico, possiamo confermare che l’idea per una gita fuori porta nello spazio non è più davvero un’utopia, certamente non è (ad oggi) la meta low cost da considerare per gli amanti del last minute, ma il suo fascino è indubbiamente imbattibile e il futuro regalerà sorprese e innovazioni a questo settore.

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