L'INTERVENTO

Roberto Vittori: “Il futuro della transizione ecologica è nello spazio”

L’astronauta italiano è intervenuto all’evento di presentazione di I Act, iniziativa ispirata a Piero Angela che punta a formare i giovani leader politici trasformandoli in divulgatori scientifici in materia con l’obiettivo di trasformare la comunicazione in azione e decisione politica

20 Dic 2022

Nicola Desiderio

Roberto Vittori

Il futuro della transizione ecologica è nello spazio secondo Roberto Vittori (nella foto) che lo ha detto intervenendo alla Farnesina in occasione della presentazione dell’“I ACT’ – Italy&Irena Action for Climate Toolkit . Inspiring young leaders, dedicated to Piero Angela”, progetto per la formazione di giovani leader e attivisti internazionali in materia di transizione energetica e cambiamento climatico.

La fragilità della Terra raccontata

L’astronauta italiano ha citato anche l’idrogeno e elio 3 quando ha parlato presso la tradizionale sede del Ministero degli Affari Esteri e ha espresso il suo pensiero attraverso il racconto delle sensazioni vissute durante le sue missioni. “Da lassù si capisce che l’atmosfera è una risorsa pregiata, ma fragile e sottilissima e le risorse dell’ecosistema terrestre sono delicate e vanno preservate, e che lo spazio è il nostro futuro”.

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Sole, idrogeno ed elio 3

“Se vogliamo mitigare i cambiamenti climatici e lavorare ad una transizione energetica – ha aggiunto il primo astronauta europeo ad aver conseguito la qualifica di comandante Soyuz e attualmente Generale di Brigata Aerea dell’Aeronautica Italiana – dobbiamo attingere alle risorse extratmosfera. Nei prossimi 20 anni dobbiamo concentrare gli investimenti governativi nell’utilizzo delle risorse come l’energia solare, l’idrogeno o l’elio 3, questa è la sfida”.

In collaborazione con l’Irena

L’intervento di Vittori è stato accompagnato da altri per accompagnare il progetto di formazione che il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) ha commissionato all’International Renewable Energy Agency (Irena) e che ha l’obiettivo di rafforzare le conoscenze e la capacità formativa dei giovani leader in materia di transizione energetica, cambiamento climatico e sviluppo sostenibile in modo che siano essi stessi formatori sull’argomento.

Piero Angela, l’ispiratore

Insomma, una sorta di “Train the Trainees” che ha come fonte di ispirazione Piero Angela, giornalista e divulgatore scomparso recentemente, ma soprattutto figura rappresentativa della cultura scientifica e testimone di grandi eventi che hanno riguardato lo spazio e, allo stesso tempo, capace di parlare in anticipo sui tempi di temi oggi diventati cruciali per la politica, l’industria e il mondo della ricerca.

Verso oltre 100 paesi

Il progetto prevede due fasi: quella appunto di “formazione dei formatori” in sei moduli a cura di Irena e l’altra di divulgazione da parte dei giovani leader attraverso giornate formative in oltre 100 paesi organizzate attraverso la rete diplomatico-consolare della Farnesina in collaborazione con le rispettive attività locali. L’obiettivo è coinvolgere e far agire i giovani nelle decisioni che riguardano la lotta ai cambiamenti climatici.

Leader del cambiamento

I-Act è “destinato a formare ragazzi e ragazze che vogliono diventare leader nella promozione della transizione energetica e nella lotta al cambiamento climatico”, ha dichiarato il segretario generale della Farnesina, Ettore Francesco Sequi che ha parlato di “innescare una dinamica incrementale”, ovvero i giovani stessi che sono pronti a dare informazioni ad altri giovani per coinvolgerli in azioni e decisioni diventate ineludibili.

La nuova politica estera sia planetaria

Non è più il tempo di parlare di politica estera, ma andare verso una politica planetaria. La nostra politica deve divenire ecopolitica, una politica sostenibile e la sovranità deve essere ripensata”, ha aggiunto il direttore generale per gli Affari Politici del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci), Pasquale Ferrara concludendo che “gli ecosistemi non coincidono con i confini tra gli Stati, ma vanno visti come parte di un tutto”.

Bisogno di concretezza

“È relativamente facile organizzare eventi, più difficile è andare verso iniziative concrete. Dobbiamo lavorare insieme per far entrare i giovani nel processo politico” ha affermato l’inviato speciale per il clima del Maeci, Alessandro Modiano che ha parlato anche di “cooperazione intergenerazionale” e ha commentato i risultati della Cop27, ammettendo che “il risultato non è stato molto positivo” a causa della complessa situazione geopolitica internazionale.

Dalla comunicazione all’azione

Il responsabile del progetto Irena, Samah Elsayed, ha dichiarato che “I Act è una risposta alla richiesta dei giovani per un’istruzione sul cambiamento climatico” favorendo il passaggio dalla fase di comunicazione a quello della formazione e dell’azione rappresentata dal nome stesso “I Act” ovvero “Io agisco”. Elsayed ha anche citato Youth4Climate, iniziativa nata con lo stesso obiettiva nell’ambito della Cop26 e Cop27.

Scuole, università e comunità.

I giovani vogliono essere coinvolti e vogliono fare la differenza” ha affermato Francesco La Camera, direttore generale dell’Irena che ha aggiunto come “L’iniziativa ‘I Act‘ dara’ ai giovani le risorse e i materiali necessari per portare avanti la loro formazione sul clima e sull’energia all’interno delle scuole, università e comunità. Il toolkit fornirà ai giovani strumenti facili da usare, ma potenti per diventare attivi nel movimento per il clima”.

L’opinione di un Premio Nobel

L’intervento più prestigioso dell’evento di presentazione di I Act è stato sicuramente quello di Giorgio Parisi. “È fondamentale che i giovani si impegnino per il cambiamento climatico per fare in modo che diventi al centro dell’interesse politico. Il cambiamento climatico influenza la vita delle persone. Il futuro delle persone – ha affermato il Premio Nobel per la Fisica nel 2021 – è seriamente a rischio ed è necessario iniziare a pensare su una scala a lungo termine. È importante che i Paesi dividano compiti e responsabilità e questo può essere fatto solo in una condizione di grande concordia”.

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