IL DIBATTITO

Geopolitica spaziale, gli Usa e la questione cinese

Il generale James Dickinson, comandante della Us Space Command Army, afferma che Pechino sta mettendo a rischio gli assetti strategici attuali, sul Pianeta così come nello Spazio che è diventato, a tutti gli effetti, terreno di confronto strategico, economico e militare

12 Dic 2022

Nicola Desiderio

James Dickinson

Gli Usa vedono sempre di più la Cina come l’antagonista principale nei programmi spaziali e nella corsa alla supremazia strategica, sulla Terra così come nella parte di Cosmo oggi raggiungibile dall’uomo. Lo ha ribadito venerdì scorso il comandante della Us Space Command Army, generale James Dickinson (nella foto) nel corso di un intervento in videoconferenza.

Supremazia terrestre e spaziale

Dickinson ha affermato che la Cina sta continuando a costruire “capacità che, detto molto francamente, mettono la maggior parte delle nostre risorse a rischio nel dominio spaziale”. Tale strategia è coerente con quanto sostenuto dalla dottrina di Pechino che vede nello spazio un ambito strategico, economico e militare alla pari del globo terraqueo. Dunque come terreno di scontro attuale e potenziale in questi ambiti.

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Quadro strategico più ampio

Per questo gli Usa controllano da vicino tutte le mosse che la Cina sta compiendo per costruire la propria supremazia unendole al quadro che comprende anche la situazione relativa a Taiwan e alla Corea del Nord e al fatto che l’arsenale nucleare di Pechino raggiungerà le 1.500 testate entro il 2035. La Cina è il terzo paese ad aver condotto dal 2003 missioni umane nello spazio, ha sonde su Marte e sulla Luna dove ha pianificato anche di atterrare con un proprio equipaggio oltre ad avere una stazione spaziale orbitante i cui ultimi tre moduli sono stati lanciati da poco.

La questione dei test Asat

La Cina è anche uno dei quattro paesi che ha condotto test anti-satellite (Asat), la prima volta con missile nel 2007 e ha votato contro, insieme alla Russia e con l’astensione dell’India, la risoluzione dell’Onu che stabilisce una moratoria contro azioni di questo tipo. Gli unici a votare a favore sono stati proprio gli Usa che dallo scorso mese hanno dichiarato, per bocca del vice presidente Kamala Harris, di non voler più condurre test che creino detriti spaziali.

I detriti raddoppiati in tre anni

La crescita della spazzatura spaziale mette a rischio la sicurezza e la sostenibilità economica delle attività spaziali da parte delle aziende commerciali in un ambiente “congestionato, competitivo e conteso. Non possiamo continuare ad aggiungere detriti” ha affermato Dickinson che ha ricordato come il suo comando stia tracciando attualmente oltre 48mila oggetti nella bassa orbita – tra satelliti, telescopi, stazioni spaziali e rottami di vario tipo – quasi il doppio rispetto ai 25mila di tre anni fa.

L’appello per fare fronte unico

Il generale ha ribadito come l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha mostrato ulteriormente come lo spazio sia “un dominio conteso che deve essere protetto. È un ruolo che allo Space Command prendiamo molto seriamente”. Dickinson ha infine invocato l’aiuto degli altri paesi per fare fronte unico. “La posizione unita dei nostri alleati e partner è critica nel contrastare la coercizione e il sovvertimento che mette a rischio le regole alla base dell’ordine internazionale non solo nell’area dell’Indo-Pacifico” ha concluso.

L’integrazione con gli attori commerciali

Qualche settimana fa, il generale Dickinson, intervenendo ancora una volta a distanza nel corso di un evento organizzato al Mitchell Institute ha affermato che “c’è bisogno della collaborazione da parte dei partner commerciali per costruire le capacità che integrino i nostri assetti spaziali” parlando di un “concetto di risposta tattica spaziale” dove le aziende private attive nello spazio possono dare supporto alle forze armate per una capacità di risposta militare in caso di attacco e di deterrenza contro i nemici.

Attenzione speciale al Pacifico

Il Generale ha dunque ribadito un orientamento che si sta facendo sempre più strada a Washington, ovvero l’utilizzo delle risorse commerciali nello spazio a supporto ed integrazione di quelle militari. Dickinson ha sottolineato come le discipline collegate ai confronti strategici e militari nello spazio siano allo stato infantile. Lo Space Command ha nei giorni scorsi condotto presso la base di Peterson, in Colorado, un meeting che ha coinvolto paesi nell’area del Pacifico come Australia, Nuova Zelanda e Canada, insieme a Germania, Francia e Regno Unito proprio per discutere dei temi che riguardano il dominio strategico dell’area, attraverso azioni indirizzate o provenienti dallo spazio.

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