IL PROGETTO

Missione italiana su Marte, in pole position il distretto aerospaziale della Sardegna

Space manufacturing in-situ con finanziamenti di 4 milioni di euro dal Mur per la conquista del Pianeta rosso in 8 anni. Il presidente Cao: “Abbiamo la tecnologia per portare macchinari per la produzione in loco di manufatti a supporto di futuri insediamenti”

05 Lug 2023

Paolo Marelli

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La missione italiana su Marte è sempre più vicina. E il programma per la conquista del Pianeta rosso fa passi avanti concreti come emerge dalla presentazione, a Roma, del progetto Space manufacturing in-situ (Sms), recentemente finanziato dal Ministero dell’università e della ricerca (Mur) con quattro milioni di euro.

Capofila di questa importante sfida per il nostro Paese è il Distretto aerospaziale della Sardegna (Dass) che è al lavoro con il Centro di ricerca, sviluppo studi superiori in Sardegna (Crs4), l’Università di Cagliari, il Centro italiano ricerche aerospaziali (Cira), Consorzio Ali, le aziende Avio e Lead Tech.

Obiettivi del progetto

Nell’arco di 8 anni, il progetto interplanetario del Dass ha come obiettivo una missione di trasferimento sulla superfice di Marte di macchinari adatti alla produzione in loco di manufatti utilizzando materie prime in situ a supporto di futuri insediamenti sul Pianeta rosso. 

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Per perseguire tali finalità, le attività prevedono la massimizzazione dell’utilizzo delle principali tecnologie europee in ambito spaziale, come i sistemi di lancio, di propulsione e i sistemi innovativi di protezione termica nella fase di ammartaggio. E, infine, lo sviluppo di macchinari per la realizzazione di elementi strutturali che possano sfruttare i materiali reperibili sul suolo marziano.

In particolare, durante la fase 1 delle 7 previste, la missione si pone, tra gli altri, quale obiettivo quello di massimizzare l’utilizzo di sistemi di lancio italiani ed europei, come per esempio il lanciatore Vega e le sue evoluzioni.

Oltre produzione in situ di manufatti, sulla sulla base del brevetto internazionale di proprietà del Dass, la missione punta a una mappatura ad alta risoluzione, attraverso un drone, della superficie di Marte, così come all’analisi delle polveri marziane sia su di una luna del Pianeta rosso (per sempio, Phobos), sia sul suolo marziano ai fini dello studio (fatto a oggi solo in linea teorica) del cosiddetto “toro di Marte”.

Regione Sardegna protagonista

Christian Solinas, presidente della Regione, dice che la Sardegna si conferma “protagonista nella ricerca, nell’alta tecnologia e nell’innovazione in ambito nazionale e internazionale”. 

Giacomo Cao, presidente Distretto aerospaziale della Sardegna e amministratore unico Crs4, spiega che “il brevetto, di proprietà integrale del Dass, relativo al processo di realizzazione di elementi strutturali necessari per la produzione in loco di manufatti a supporto di futuri insediamenti su Marte che sarà preso in considerazione nell’ambito del progetto, è stato concesso una decina di anni fa in Europa, Cina, Stati Uniti, Russia, Giappone e India ed è considerato positivamente anche nell’ambito dell’Isegg (International Space Exploration and Coordination Group) che raggruppa tutte le principali agenzie spaziali mondiali. 

Una sonda su Marte nel 2031

“Il progetto approvato dal Mur – continua Cao – consente di dare seguito fattivamente ad una proposta più ampia denominata Small mission to Mars già all’attenzione del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale (Comint) e dell’Agenzia spaziale italiana”. Conclude Cao: “Si tratta di una missione che ha l’obiettivo di inviare entro il 2031 sulla superficie di Marte una sonda interamente progettata e realizzata in Italia, al cui interno saranno alloggiati specifici payload scientifici e tecnologici. Anche il veicolo di lancio Vega E, gestito dalla società Avio, sarà italiano, e garantisce la concreta fattibilità di un lancio nello spazio senza dover ricorrere a paesi terzi. La realizzazione della missione si avvale della responsabilità scientifica del sottoscritto e delle competenze del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (Cira), dei Distretti aerospaziali della Campania e della Sardegna, dei rispettivi soci, oltre che delle istituzioni e delle società quali Inaf, consorzio Ali, Politecnico di Milano e Telespazio”.

Il meglio della tecnologia italiana

Antonio Blandini, presidente Cira, sottolinea che “questo progetto rappresenta un’importante sfida nella creazione delle condizioni necessarie alla vita umana nello Spazio e in altri pianeti. Il nostro Centro sta lavorando su più fronti per garantire un più facile accesso allo Spazio, un rientro sicuro non solo nell’atmosfera terrestre, ma anche in quella di altri pianeti e si sta dotando anche di una infrastruttura integrata di prova per la sperimentazione e la qualifica di sistemi e tecnologie per l’esplorazione e la colonizzazione umana e robotica di Luna e Marte”.

“Il nostro contributo alla missione riguarda la delicatissima fase della discesa sul Pianeta rosso e la protezione dei paylod scientifici – aggiunge Francesco Punzo, direttore operativo Ali -. Per consentire un ammartaggio sicuro Ali utilizzerà la tecnologia di rientro proprietaria Irene che presenta caratteristiche di semplicità tali da ridurre considerevolmente non solo i rischi ma anche i costi della missione”.

Arturo Moccia, amministratore delegato di Lead Tech, evidenzia che la società di ingegneria “ha già partecipato alla realizzazione del modello di volo della capsula Mini Irene, validata in volo suborbitale nel novembre 2022. La partecipazione della Lead Tech al progetto Sms sarà un ulteriore elemento di stimolo per la crescita aziendale nel settore spaziale”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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