LA MISSIONE OSIRIS-REX

Sistema solare, la Nasa porta sulla Terra un campione di asteroide anche grazie a Leonardo

Lanciata nel 2016, torna a casa la capsula che ha viaggiato su Bennu raccogliendo per la prima volta frammenti di rocce e polvere dalla superficie. A guidare la sonda per circa 2,3 miliardi di chilometri nel suo rientro la tecnologia made in Italy: il sensore d’assetto stellare ha fornito i dati sulla posizione grazie alla mappa stellare memorizzata nel software che conta oltre 3mila stelle

25 Set 2023

Paolo Marelli

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Dopo sette anni, è tornata sulla Terra la capsula rilasciata dalla sonda Osiris-Rex della Nasa, con il suo prezioso carico di 250 grammi di campioni prelevati dal suolo dell’asteroide Bennu.

Un lunghissimo viaggio

La sonda ha così completato un viaggio di 6,21 miliardi di chilometri. Si tratta della prima missione statunitense di restituzione di un campione di questo tipo e aprirà “una capsula del tempo agli inizi del nostro sistema solare”, ha dichiarato l’agenzia spaziale statunitense in un post su X, riferendosi al fatto che i campioni potrebbero raccontare molto sia sull’origine del sistema solare, sia sugli elementi necessari per assemblare le molecole alla base della vita.

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La sonda è atterrata nel deserto dello Utah, nell’area della base Uttr (Utah Test and Training Range) del ministero della Difesa degli Stati Uniti.

Osiris-Rex ha rilasciato la capsula da un’altitudine di oltre 67.000 miglia (108.000 chilometri), circa quattro ore prima dell’atterraggio. Il passaggio incandescente attraverso l’atmosfera è avvenuto solo negli ultimi 13 minuti, quando la capsula si è lanciata verso il basso a una velocità di oltre 27.000 miglia all’ora, con temperature fino a 2.760 gradi Celsius.

Campioni di polvere e rocce

L’Osiris-Rex è stata lanciata l’8 settembre 2016 e ha viaggiato verso un asteroide vicino alla Terra chiamato Bennu e ha raccolto un campione di rocce e polvere dalla superficie.

Il carico di Osiris è molto prezioso: si tratta di pezzi di roccia spaziale vecchi di 4,6 miliardi di anni che potrebbero non solo far luce su come si sono formati i pianeti, ma anche su come è iniziata la vita stessa.

Sebbene si tratti di un piccola quantità, essa dovrebbe “aiutarci a capire meglio i tipi di asteroidi che potrebbero minacciare la Terra” e gettare luce “sulla storia piu’ antica del nostro sistema solare”, ha detto l’amministratore della Nasa, Bill Nelson.

Asteroide pericoloso

Uno degli obiettivi della missione è quello di comprendere meglio come prevedere e difendere la Terra da potenziali attacchi di asteroidi, uno sforzo che potrebbe essere agevolato proprio analizzando le proprietà fisiche dei campioni, come la loro densità e porosità.

In effetti Bennu è classificato come un asteroide “potenzialmente pericoloso”, con la Nasa che suggerisce che dopo la metà del 2100, e almeno fino al 2300, ha una possibilità su 1.750 di schiantarsi sulla Terra.

La “bussola spaziale” di Leonardo

A guidare la sonda Osiris-Rex per circa 2,3 miliardi di chilometri nel suo rientro sulla Terra è stata una tecnologia made in Italy. Infatti, dopo aver correttamente accompagnato la sonda verso Bennu, il sensore d’assetto stellare realizzato da Leonardo a Campi Bisenzio è la “bussola” che ha mostrato alla capsula la strada verso casa. A partire dal suo lancio nel 2016 e durante tutta la vita della missione, come una “bussola dello Spazio”, il sensore d’assetto realizzato da Leonardo ha fornito i dati sulla posizione della sonda, grazie alla mappa stellare memorizzata nel suo software, che conta oltre 3.000 stelle: lo star tracker calcola in ogni istante – 10 volte in un secondo – l’orientamento del satellite fornendo al computer di bordo le informazioni per tenerlo sulla rotta prestabilita.

Manovre di precisione

Durante l’avvicinamento e la raccolta dei campioni del suolo nel 2020, il sensore d’assetto ha svolto un ruolo cruciale per il posizionamento accurato di Osiris-Rex rispetto all’asteroide Bennu. Il sensore ha infatti permesso di effettuare manovre di precisione per avvicinarsi alla sua superficie con cautela. Inoltre, durante le operazioni di raccolta dei campioni, il sensore ha contribuito a garantire una posizione stabile e sicura nella raccolta del materiale.

Il sensore infrarosso

Nella fase di raccolta, un’altra tecnologia Leonardo ha supportato la missione della Nasa. Nasce infatti negli stabilimenti Leonardo del Regno Unito il sensore infrarosso per lo strumento Thermal Emission Spectrometer (Otes), fornito all’Arizona State University (Asu). Il sensore infrarosso ha permesso di contribuire a individuare i minerali presenti sull’asteroide, raccogliere dati termici e permettere agli scienziati di comprendere meglio la composizione di Bennu.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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