IL PROGETTO

Energia solare spaziale, sprint della Cina: nel 2028 il primo impianto

L’hub sarà costruito sulla stazione spaziale asiatica. Già pronta l’antenna per ricevere e smistare l’energia proveniente dallo spazio

24 Nov 2022

Nicola Desiderio

Xidian University Zhuri

La Cina si prepara a realizzare sulla sua stazione spaziale orbitale Tiangong un sistema sperimentale di generazione e trasmissione di energia solare in vista del suo completamento nel 2028. Lo ha annunciato il progettista capo della stessa Tiangong, Yang Hong, nel corso di una presentazione al China Space Conference facendo seguito all’annuncio del giugno scorso con il quale la China Academy of Space Technology (Cast), il più grande fornitore di navicelle e tecnologia spaziale del paese, ha dichiarato che nel 2028 avrebbe condotto il primo esperimento di trasmissione di energia ad alto voltaggio dallo spazio verso Terra.

Si farà sulla Tiangong

All’ombra della Grande Muraglia si preparano dunque per tempo ad un piano che prevede quattro fasi distinte. La prima è quella del trasporto in orbita del materiale necessario, per mezzo di un vettore Long March 9 e della costruzione che sarà operata attraverso il braccio meccanico della quale la Tiangong è fornita. Oltre che un processo di validazione, sarà dunque anche un importante esperimento logistico e di fabbricazione nello spazio.

Le quattro fasi del progetto

La seconda fase prevede che il modulo di generazione, conversione e trasmissione, una volta realizzato e spostatosi in orbita geostazionaria a 35.800 km di altitudine, inizi la fase sperimentale di trasmissione nel 2028. La terza fase nel 2035 prevede la generazione di energia solare con una potenza di 10 MW e, con la quarta ed ultima fase, che nel 2050 si arrivi a 2 GW, evidentemente con più impianti operativi.

Un’antenna di ricezione alta 75 metri

Intanto si prepara anche la struttura terrestre che dovrà ricevere e smistare l’energia prodotta nello spazio. Il primo tassello è l’antenna alta 75 metri che la Xidian University ha completato a Zhuri lo scorso giugno (nella foto) mentre si prevede che le strutture di generazione che opereranno in orbita avranno dimensioni di 1.000 x 100 metri trasmettendo poi verso Terra l’energia prodotta attraverso micro onde con lunghezza di modulazione pari a 55 metri.

Tate sfide ed opportunità

I tecnici cinesi non nascondono che le sfide tecniche sono notevoli e alcune ancora da risolvere, non ultime quelle dei costi di logistica e realizzazione, dell’efficienza e della sicurezza. Ma le prospettive sono sicuramente interessanti tanto che anche Esa e Nasa vi stanno lavorando e, secondo diversi studi, il cosiddetto Sbsp (Space-Based Solar Power) è uno dei settori più promettenti per la cosiddetta new space economy.

Oltre l’atmosfera, per l’atmosfera

Per questo non mancano già investitori privati pronti a mettere sul piatto i loro soldi per una tecnologia che potrebbe dare un impulso importante ai piani di decarbonizzazione. La produzione terrestre di energia solare infatti ha limiti oggettivi dovuti al potere filtrante dell’atmosfera che sarebbero aggirati proprio agendo al di fuori dell’involucro gassoso che circonda il globo e il cui equilibrio è in serio pericolo.

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