L’AUDIZIONE ALLA CAMERA

Aerospazio, Urso: “L’Italia fattura circa 4,5 miliardi l’anno con 300 aziende”

Sono 50mila gli addetti specializzati, su un totale di 200mila nella filiera che impegna oltre 4mila imprese. Conclusi tutti i contratti previsti dal Pnrr per 1,2 miliardi. “Il programma della costellazione satellitare europea Iris 2 darà alle nostre industrie ulteriori opportunità di ingaggio”

11 Lug 2023

Paolo Marelli

Adolfo Urso

L’industria italiana dell’aerospazio “vanta un fatturato annuo di circa 4,5 miliardi di euro”, con “quasi 300 aziende, sia grandi attori presenti sui mercati internazionali sia piccole e medie imprese come start-up e spin-off che rappresentano un eccellente potenziale per la ricerca e la crescita”. È la fotografia in cifre scattata Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, in un’audizione in commissione Attività produttive alla Camera. 

“Cinquantamila – continua – sono gli addetti specializzati, su un totale di 200mila nella filiera, che impegna oltre 4000 aziende che costituiscono l’indotto; circa il 90%, come accade nel modello italiano anche per questo settore così innovativo, sono piccole e medie imprese”.

Dai big player alle startup: il panorama italiano

“Il comparto italiano dell’aerospazio – sottolinea il ministro Urso – vanta anche diversi big player, attori globali, grandi imprese: sono circa il 17%, riconosciute e affermate internazionalmente, che sviluppano la loro attività in diversi ambiti della filiera”. “Tra le più grandi – aggiunge – troviamo Leonardo, che negli ultimi anni ha collaborato alle più importanti missioni spaziali europee; importanti attori sono altresì Thales Alenia Space e Avio, che coi suoi lanciatori Vega assicura l’accesso autonomo allo spazio dell’Italia e dell’Europa, e poi Telespazio, azienda del gruppo Leonardo”.

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“Crescita inarrestabile del settore”

Nel 2013 – spiega il ministro – il valore economico della space economy aveva raggiunto la cifra di 260 miliardi di dollari; oggi la cifra ha superato i 480 miliardi di dollari, e nel prossimo decennio raggiungerà i 1.000 miliardi, per superare i 2.700 nel 2040. Una crescita continua, inarrestabile”. A livello europeo, “si stima che gli investimenti raggiungeranno i 500 miliardi di euro entro il 2030; l’industria europea oggi dà lavoro a 230mila persone, con un giro di affari annuo di 2 miliardi di euro”, afferma Urso.

Esa: prima la Germania, poi l’Italia

Il ministro Urso ricorda che, appena ricevute le deleghe “dalla Presidenza del Consiglio”, ha confermato la partecipazione dell’Italia in ambito Esa impegnando ben “3 miliardi di euro sui 17 miliardi di euro complessivi” del budget dell’Agenzia spaziale europea, collocando così l’Italia “a pochissima distanza dalla Germania”. Per Urso nel settore dell’aerospazio serve affrontare “un assetto normativo nazionale e multilaterale, la gestione della spazzatura spaziale, la militarizzazione dello Spazio, lo sfruttamento di risorse primarie importanti e l’aspetto geopolitico dello Spazio”.

“Conclusi tutti i contratti del Pnrr”

Il Pnrr prevede investimenti per 1,2 miliardi di euro, per potenziare i sistemi di osservazione della Terra, per il monitoraggio dello spazio extra-atmosferico e per rafforzare le competenze nazionali nella space economy” e Urso conferma che “sono stati conclusi tutti i contratti previsti”.

“Iris 2 è una grande opportunità”

A proposito, invece del programma per la costellazione satellitare europea Iris 2, il ministro annuncia che “darà alle nostre industrie del settore ulteriori opportunità di ingaggio”.

Le attività della filiera aerospaziale italiana, evidenzia ancora Urso, hanno “un’ottima distribuzione su tutto il territorio, concentrandosi principalmente in Lazio, Lombardia, Piemonte, Campania e Puglia: lo spazio, in Italia, non è in un’unica regione, ma è un ecosistema capace di sviluppare piena competitività in più regioni del Paese, per esempio, anche recentemente, in Veneto”.

“Legge sullo Spazio collegata alla prossima manovra ”

Per quanto riguarda la legge sullo Spazio “prevediamo di presentare la norma come collegato alla manovra finanziaria – anticipa Urso – in modo da lavorarci in Parlamento il prossimo anno e concluderlo entro la manovra successiva”. Serve in questo settore, insiste il ministro, “un quadro normativo che possa essere chiaro” in un campo che deve essere aperto a novità legislative perché è “un campo sottoposto a una fase di innovazione continua”.

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