L'INTERVISTA

Officina Stellare, Bucciol: “Priorità a investimenti su pmi e competenze”

Il Co-Founder & Chief Business Development Officer dell’azienda: “L’ecosistema italiano dello Spazio è uno dei più tecnologicamente avanzati al mondo. Ma la dimensione di impresa e il gap di skill avanzate mettono a rischio la competitività. Serve una collaborazione industria-istituzioni”

12 Apr 2023

Federica Meta

Gino Bucciol

Competenze, finanziamenti alle pmi e condivisione di obiettivi tra indistria e istituzioni per far crescere l’aerospazio italiano. È la ricetta di Gino Bucciol Co-Founder & Chief Business Development Officer di Officina Stellare.

L’Italia ricopre un ruolo importante nel mercato internazionale della Space Economy: quali sono i suoi punti di forza?

La Space Economy va osservata a livello globale: sarà impossibile fermare o rallentare la democratizzazione dello spazio ed è oramai chiaro che l’industria spaziale sarà una delle più importanti ed impattanti nel quotidiano di ciascuno. L’ecosistema nazionale dello spazio è uno dei più completi e più tecnologicamente avanzati al mondo. Pochi paesi possono offrire una conoscenza così completa in fatto di tecnologie abilitanti, prodotti o servizi di digital innovation legati all’ambito spaziale, come l’Italia. Ed oggi possiamo confermare che questo non è solo uno slogan grazie a quanto, con i fondi Europei del Recovery Fund, siamo riusciti a fare con Iride. Una “costellazione di costellazioni”, che sarà composta di circa 70 satelliti, in grado di fornire dati ed analisi di grandissima importanza ed utilità, e completamente basata su tecnologia italiana in tutti i suoi aspetti. Un risultato esemplare a livello mondiale ottenuto grazie al contributo di decine e decine di aziende, tra le quali molte pmi italiane sono protagoniste assolute. E’ un punto da sottolineare: la completezza trasversale della filiera italiana, realizzata attraverso generazioni di ottimi imprenditori nel mercato dell’aerospazio, che hanno saputo conquistarsi fette di mercato cercando complementarietà limitando le sovrapposizioni. Le nostre aziende completano ogni aspetto del mondo della space economy, sia nell’ upstream, con aziende che si sono focalizzate nella parte di hardware, nella elettro-ottica, nell’elettronica, nella sensoristica, ecc, ed altre invece che si sono specializzate nel segmento downstream per il trasporto dei dati, il loro processamento e la fornitura di servizi, estrapolando, ad esempio, le informazioni contenute nelle immagini provenienti dall’orbita bassa. Fra i punti di forza è giusto citare la capacità tutta italiana di formare degli ottimi tecnici. Abbiamo una catena di formazione del valore delle risorse umane che funziona molto bene, le Università italiane eccellenti luoghi di formazione e hanno standard fra i più elevati del mondo. Grazie alle attività di Officina Stellare, mi è capitato spessissimo di incontrare tecnici e specialisti italiani in ruoli di altissimo livello, quando non a capo dei dipartimenti tecnologici di istituti ed agenzie spaziali o aziende tecnologiche di primo livello in tutto il mondo. E’ una importante conferma che le persone formate qui sanno conquistarsi il successo ovunque.

Ci sono delle criticità da evidenziare?

Fra le criticità, come spesso accade quando si parla di industria nazionale in genere, credo si debba fare maggiormente “sistema”. Serve che l’Italia sappia costruire una strategia a lungo termine che sia in grado di sfruttare al meglio l’importantissima filiera che gli imprenditori italiani sono stati in grado di creare.  Le grandi sfide che abbiamo davanti chiedono strategie a lungo termine, investimenti mirati e supporto politico e strategico delle istituzioni. Solo così riusciremo a contrastare la concorrenza di altri paesi che con maggiore unitarietà riescono ad operare sul mercato internazionale.

Le Pmi sono l’architrave del nostro sistema produttivo, questo vale anche per il settore spaziale?

Come esprimevo poco fa, le pmi italiane riescono a coprire tutta la filiera aerospaziale e rappresentano delle vere e proprie eccellenze sul mercato internazionale. Di frequente succede che aziende straniere, spesso anche quelle di prima grandezza, vengano a cercare in Italia componentistica, tecnologie o competenze necessarie al completamento dei loro progetti o delle loro missioni. Dalla capacità e dall’opportunità che le pmi Italiane hanno di collaborare con le principali ed avanzate aziende del mondo, nasce il fatto che spesso le pmi italiane si trovino in prima linea verso il mondo che verrà, avendo un punto di vista privilegiato sulla direzione che il mercato prenderà in futuro. Spesso, Officina Stellare si ritrova a lavorare a progetti molto importanti preparando tecnologie e soluzioni che solo tra 5 o 10 anni saranno di dominio pubblico. Questo è un enorme valore e le istituzioni italiane dovrebbero favorire dei tavoli di discussione dove questa capacità di visione può venire messa a sistema per costruire una roadmap di crescita tecnologica nazionale. È un valore importante che dal mio punto di vista non viene sfruttato adeguatamente.

Che svantaggi può avere sulla competitività il fatto di essere un Paese a vocazione pmi?

Fra gli svantaggi c’è il fatto che spesso le pmi italiane rimangono appunto delle pmi. L’Italia non è ancora un paese che presenta la stessa dinamicità di altri per esempio per quanto concerne gli strumenti finanziari messi a disposizione della crescita di piccole e medie imprese, in particolare se orientate ad ambiti innovativi come quelli dello spazio e aerospazio. La situazione sta tuttavia evolvendo e cominciano ad esserci istituzioni finanziarie o gruppi che propongono strumenti di finanziamento, nella maggior parte dei casi in equity, per consentire alle aziende piccole di svilupparsi.

C’è un tema di gap di competenze che affligge il nostro Paese, soprattutto nei settori dell’innovazione, come certifica l’indice Desi. Questo ha impatti anche nella Space economy?

Certamente anche l’ecosistema nazionale della Space Economy soffre di alcuni gap che dovranno essere colmati affinché l’intera filiera nazionale possa competere a livello internazionale con maggiore forza nel mettere a terra le proprie proposte di tecnologie e servizi. Per far si che questo avvenga, serve una maggiore capacità di visione e la stesura di una roadmap tecnologica chiara. L’unico modo per far si che i gap vengano colmati, è identificare un percorso di crescita che punti a dei risultati raggiungibili in futuro, che tenga conto di una precisa visione di status in relazione alla direzione di sviluppo globale.

Quali sono attualmente le skill più richieste nel settore?

Ingegneri aerospaziali e/o aeronautici, ingegneri meccanici, fisici oltre alle figure manageriali, tecnico-gestionali. Da sempre Officina Stellare è attenta al mondo accademico e collabora in sinergia con la vicina Università di Padova, così come altre Università italiane. Da qualche tempo è stata costituita in azienda la Officina Stellare Academy. Luogo di alta formazione nata dall’esigenza di poter contare su figure che siano formate e in grado di operare su tecnologie avanzatissime come ad esempio la Laser communication. Ecco che abbiamo stretto importanti collaborazioni col mondo scientifico e accademico perché alcuni percorsi universitari possano trovare la conclusione ideale proprio in un’azienda come la nostra. Ovviamente il punto di vista di Officina Stellare è molto specifico e focalizzato sulle attività della nostra azienda, ma è fuori di dubbio che lo spazio avrà un’importanza sempre maggiore nel quotidiano di ciascuno di noi e saranno tantissime le tecnologie che avranno a che fare con lo spazio in futuro. Pensiamo all’IoT, alle nuove tecnologie per l’industria automobilistica e altri ambiti che richiedono conoscenza e tecnologie ben precise e che si svilupperanno in maniera incredibile grazie alla più facile accessibilità dell’ambito orbitale. La Space Economy del futuro, per quanto concerne la specificità di Officina Stellare, avrà sempre più bisogno, ad esempio, di skills legate alle nuove infrastrutture di telecomunicazione basate sula Laser Communication e di capacità in ambito Earth Observation, attraverso la quali saremo in grado di rispondere a esigenze legate alla salvaguardia del pianeta.

Il ministro Urso ha annunciato una legge nazionale per sostenere il comparto. Lei cosa sia aspetta e quali azioni dovrebbero mettere in campo le istituzioni per una crescita?

E’ fondamentale che le aziende del comparto vengano chiamate sistematicamente a partecipare ad un tavolo condiviso tra Industria e Istituzioni e venga data loro la possibilità di raccontare il loro punto di vista sul futuro che verrà. Lavorando insieme alle istituzioni dovrebbe venir stilata una roadmap tecnologica di crescita che punti lontano e che traguardi la posizione che l’Italia dovrà avere a 10-20 anni, individuando i modi migliori per organizzare e far sviluppare le tecnologie che saranno importanti nel futuro.

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