L’INTERVENTO

Space economy, la lezione dei chip per non ripetere gli errori

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Hermann Ludwig Moeller, direttore dell’European Space Policy Institute, accende i riflettori sulla necessità di una spinta dell’Europa per evitare la perdita di competitività come accaduto nell’industria dei semiconduttori. “Uno Space Act nel 2040 non ci permetterebbe più di recuperare terreno. Serve un’azione politica decisa”

Pubblicato il 06 Lug 2023

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Dai chip allo Spazio. Gli errori da non ripetere per non penalizzare la space economy, un settore strategico e cruciale per il futuro degli Stati membri dell’Unione europea.  

Guardando agli utili insegnamenti della lezione sui semiconduttori, la cui produzione è emigrata dall’Europa all’Asia, con gravi conseguenze per la filiera industriale europea, in particolare dell’automotive, Hermann Ludwig Moeller, direttore dell’European Space Policy Institute, il think tank europeo per lo Spazio, accende i riflettori sulla necessità di una spinta dell’Europa per evitare la perdita di competitività in un comparto dalle enormi potenzialità.

La lezione dei chip

Per Moeller, negli ultimi decenni, l’Europa ha perso il suo ruolo pionieristico che in ambito digitale è passato alla Silicon Valley: “Mentre nel 1990 l’Europa ospitava quasi la metà della produzione globale di chip, la sua quota è scesa al di sotto del 10% nel 2020. Al contrario, la quota della Cina è passata da zero al 15% e dovrebbe raggiungere il 24% nel 2030, superando Taiwan con 21%. L’Europa ha perso l’opportunità di sviluppare mercato e industria in uno dei futuri settori chiave dell’economia“. 

Di recente, ciò si è tradotto nella crisi della supply chain dei semiconduttori, che ha colpito numerosi settori chiave come quello automobilistico. “Decenni senza una chiara visione politica europea si traducono in un costo dell’inazione misurato oggi in trilioni di euro”, osserva Moeller. 

L’European Chips Act prova ad attutire gli effetti di questa crisi. “Diversi miliardi di euro di investimenti pubblici in Ue saranno messi a disposizione nella speranza di riconquistare una quota nella produzione globale di chip pari al 20%. In totale, il pacchetto rappresenta almeno 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati”.

Gli errori da non ripetere

C’è un altro settore industriale di fronte a un punto di svolta: lo Spazio. C’è una corsa dettata dallo scacchiere geopolitico tanto quanto dalla conquista di nuovi mercati sulla Terra e in orbita. Le soluzioni spaziali nei segmenti dell’osservazione della Terra, navigazione e comunicazioni sono fattori chiave dell’economia digitale, della transizione green, della sicurezza informatica e della Difesa.

Settore in grande crescita

Uno studio in corso condotto da Espi insieme a Bcg (Boston Consulting Group) mostra che i settori dello Spazio e dei semiconduttori hanno molti punti in comune. Entrambi sono dirompenti e onnipervasivi in diversi settori industriali.. “Entrambi sono paragonabili per dimensioni del mercato e tassi di crescita, con un Cagr del 5% previsto entro il 2030”, sottolinea il direttore dell’Espi. Soprattutto, entrambi mostrano un effetto moltiplicatore simile nell’economia, con le soluzioni spaziali che oggi si traducono in un livello significativo del Pil. Per esempio, rimarca Moeller, “il vantaggio delle sole previsioni meteorologiche abilitate allo Spazio è stimato dalla Banca mondiale a 160 miliardi di dollari all’anno. Uno studio del 2018 di PwC ha rilevato che il 6,2% del Val (Valore aggiunto lordo, ndr) dell’Ue dipendeva dall’infrastruttura spaziale”. 

“Poiché ciò viene compreso da alcuni leader – continua Moeller -, vengono avviati sforzi per sviluppare sinergie tra i campioni nei settori chiave dell’economia e gli attori della politica spaziale, come l’Ufficio spaziale svizzero con il settore farmaceutico, il Centro aerospaziale tedesco con l’automotive e l’Agenzia spaziale lussemburghese con la finanza. Questa politica spaziale orientata alla domanda e al mercato potrebbe far parte della ‘via europea’ così spesso invocata”.

Nozze pubblico-privato

“Ciò richiede un’azione urgente della politica spaziale, per preservare la quota europea del 15% dei 100 miliardi di euro di investimenti pubblici globali nello Spazio, per raggiungere l’ambizione di 1/3 della quota di mercato, come stabilito dal recente rapporto Revolution Space. Potrebbe benissimo essere la sfida europea del decennio”, chiarisce ancora Moeller. A suo avviso, occorrerebbe una maggiore sinergia tra “attori spaziali pubblici e privati” per rafforzare gli investimenti nello Spazio a beneficio dell’intera società.

Serve uno Space Act

Da qui, l’invito del direttore dell’Espi affinché l’Europa dello Spazio agire ora, “per evitare la stessa sorte dei semiconduttori”. Per Moeller, uno Space Act nel 2040 non servirebbe a colmare il terreno perduto dall’Ue nella corsa allo Spazio. Ecco perché solo “un’azione politica decisiva può ancora garantire l’evoluzione dell’industria spaziale europea” che può contribuire “alla prosperità e alla pace per le generazioni future”.

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