L'INTERVISTA

Intergruppo Space economy, Mascaretti: “Bisogna spingere l’ecosistema nazionale”

Il presidente della “squadra” parlamentare accende i riflettori sulla necessità di creare le condizioni affinché si stimoli la nascita di nuove imprese e si attraggano capitali privati. “Impatto economico-sociale dirompente e chiave di volta per la sostenibilità ambientale”

18 Set 2023

Mila Fiordalisi

andrea mascaretti

“Bisogna creare le condizioni affinché in Italia possano nascere campioni nazionale della Space economy e nuove aziende nonché per attrarre capitali privati. Aspettiamo le indicazioni del Governo – il ministro delle Imprese e made in Italy Adolfo Urso ha annunciato un collegato alla Manovra – per capire in quale direzione andremo e mettere a punto iniziative specifiche anche e soprattutto confrontandoci con tutta la filiera a partire dalle grandi imprese e coinvolgendo anche le startup”. Andrea Mascaretti, ingegnere aerospaziale, deputato di Fratelli d’Italia e presidente dell’Intergruppo parlamentare Space Economy racconta a Spaceconomy360 il cammino prossimo venturo. La squadra parlamentare creata lo scorso aprile conta 22 rappresentanti e altri potrebbero aggiungersi.

Presidente Mascaretti, come sta evolvendo lo scenario?

C’è stato un cambio di paradigma importante negli ultimi anni a seguito dello sbarco sul mercato di imprenditori come Elon Musk e Jeff Bezos con SpaceX e Amazon con il Kuiper Project. Se in passato erano le agenzie nazionali, la Nasa in primis, a guidare missioni ed i progetti oggi il pubblico si affaccia al privato e commissiona ai privati iniziative ad hoc. Questo modello dobbiamo replicarlo anche in Italia, ossia dobbiamo favorire l’imprenditoria. Il nostro Paese è leader da sempre nello Spazio e dobbiamo sfruttare le competenze acquisite in passato per mandare avanti le sfide future ed essere davvero protagonisti. E in tal senso il Governo e il Parlamento possono giocare un ruolo chiave nella definizione delle strategie e nella condivisione delle esperienze da mettere a servizio del Paese.

Crede ci sia consapevolezza riguardo al valore strategico della Space economy nel nostro Paese?

È fondamentale spingere la conoscenza a livello diffuso: quanti cittadini, ad esempio, sanno che molte delle attività che svolgiamo quotidianamente sono possibili grazie ai satelliti? Dalla geolocalizzazione all’uso delle mappe, dai servizi meteo fino alla connettività per fare qualche esempio. E a proposito di connettività grazie all’abbattimento dei costi dei satelliti e alla crescita esponenziale di quelli in orbita si colmeranno i digital divide portando il segnale Internet al 100% della popolazione: si pensi alle aree ancora “offline” in Italia, come molte zone montane e non solo, si potranno chiudere i divari in poco tempo a beneficio di cittadini, imprese e comunità. Per non parlare di settori in cui l’uso dei dati satellitari sta diventando fondamentale come nel caso dell’agricoltura, dei trasporti e della gestione delle emergenze. Lo Spazio è spesso inteso come altro da noi ed è più facile comprendere ciò che va in orbita da ciò che viene a noi dall’orbita in termini di innovazione e servizi palpabili con mano. L’impatto economico è notevole per non parlare di quello sociale e ambientale. Grazie alle tecnologie e ai dati spaziali saremo in grado di riprogrammare territori, di predire situazioni di criticità, di impostare politiche votate al risparmio delle risorse scarse e alla tutela dell’ambiente. E si stanno aprendo frontiere interessanti anche per quel che riguarda le materie prime critiche: sono già in corso progetti che puntano a esplorare la possibilità di ricavarle da altri pianeti e anche di lavorarle su altri pianeti. Sembrerebbe fantascienza ma non lo è affatto.

Urso ha detto che bisogna regolamentare il settore.

Sì c’è bisogno di regole chiare affinché imprenditori e investitori possano muoversi in un terreno di certezze, ci sono troppi vulnus. Poi bisognerà lavorare a livello internazionale e intercontinentale per capire come affrontare temi quali la congestione dell’orbita, lo smaltimento dei cosiddetti rifiuti spaziali e anche e soprattutto le aree di competenza. Ci sono troppe zone grigie. E bisognerà capire anche come il ruolo dei privati impatti sulla governance dei Paesi: ad oggi il mercato è dominato da big tech americane, avremo prima o poi delle big tech europee in grado di competere ad armi pari? I satelliti sono a tutti gli effetti infrastrutture critiche, al pari di quelle energetiche e di telecomunicazioni, dunque è fondamentale averne il “governo” a tutela degli interessi nazionali e della sicurezza. È per questo che diventa sempre più necessario sostenere lo sviluppo delle imprese made in Italy. Abbiamo fatto la storia con il lancio del satellite San Marco 1 negli anni Sessanta, piazzandoci al terzo posto solo dopo l’allora Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Abbiamo un potenziale enorme anche in termini di competenze e dobbiamo presidiare la Space economy.

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