I DATI DEL POLIMI

Osservazione della Terra, in Italia giro d’affari da 200 milioni

Sono 144 le imprese del segmento downstream, per lo più pmi che offrono soluzioni e servizi di digital innovation basati su tecnologie e dati satellitari. “Dopo anni di gestazione, ci sono oggi segnali evidenti che la New Space Economy italiana sia in rampa di lancio, pronta per giocare un ruolo sempre più centrale anche in Europa”. Il paradigma dell’as-a-service fra i trend di maggiore interesse

09 Feb 2023

Mila Fiordalisi

ITALIA

La liaison fra space economy e digital economy in Italia si fa sempre più stretta. E sono le pmi gli attori protagonisti della partita nazionale. Nel 2022 il mercato dei servizi di Osservazione della Terra ha raggiunto il valore di 200 milioni di euro e ammontano a 144 le imprese del segmento downstream, per lo più pmi distribuite su tutto il territorio nazionale, che offrono soluzioni e servizi di digital innovation basati su tecnologie e dati satellitari. È quanto emerge dai dati aggiornati presentati dall’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano.

La Space Economy sta assumendo un ruolo sempre più strategico sia nelle dinamiche di innovazione cross-settoriale che coinvolgono le imprese, sia nella politica industriale dei Paesi più avanzati con un crescente risalto anche nel dibattito pubblico. Dopo anni di gestazione, ci sono oggi segnali evidenti che la New Space Economy italiana sia in rampa di lancio, pronta per giocare un ruolo sempre più centrale anche in Europa”, evidenziano Paolo Trucco e Franco Bernelli Zazzera, Responsabili Scientifici dell’Osservatorio.

Il 2022 anno del consolidamento

Secondo l’Osservatorio il 2022 è stato l’anno del consolidamento per la Space economy italiana: si sono poste le basi per il decollo dei prossimi anni. Tra il 2021 e il 2027, il bilancio complessivo dell’Europa destinato al settore è di 14,8 miliardi di euro, la somma più alta mai stanziata dall’Ue per lo Spazio, in un mercato della Space Economy sempre più in crescita: a livello mondiale si attesta attorno ai 100 miliardi di dollari, guidato dagli Stati Uniti con 62 miliardi di dollari di investimenti e un budget Nasa ai 24 miliardi di dollari per il 2022.

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Osservazione della Terra, il new business italiano

Il settore dell’Osservazione della Terra è il più rappresentato nelle applicazioni satellite-based (prodotti e servizi che utilizzano dati provenienti da satelliti elaborati da tecnologie digitali). Oggi se ne contano 421, la maggioranza delle 1008 censite a livello mondiale, seguite da applicazioni di Navigazione satellitare (384) e di Comunicazione satellitare (203).

Nord e Centro Italia trainano la locomotiva space

Le imprese del segmento downstream (IT provider e system integrator) che operano nel settore sono 144, aziende localizzate per il 40% nel Nord Italia, per il 40% al Centro, per il 20% al Sud e nelle isole, che hanno un’offerta eterogenea che spazia dai dati ai servizi, passando per tecnologie abilitanti come piattaforme e infrastrutture. Per il 55% delle aziende i sensori ottici sono la fonte dati principale, mentre il restante 45% si appoggia prevalentemente su tecnologie Sar (Synthetic Aperture Radar). Oltre la metà (56%) dei dati utilizzati provengono da fonti pubbliche europee, il 14% da fonti pubbliche extraeuropee, mentre nel 12% dei casi si ricorre a dati pubblici italiani e solo nell’11% dei casi a dati privati di grandi multinazionali.

Investimenti pubblici e privati

Il 65% del fatturato complessivo del mercato dell’Osservazione della Terra è legato a enti pubblici nazionali o sovranazionali, Agenzie Spaziali ed Enti pubblici locali come Regioni, Province e Comuni. Il restante 35% è invece imputabile alla domanda proveniente da grandi imprese, pmi e startup che stanno per prime investendo in Osservazione della Terra. I principali ambiti di applicazione riguardano diversi settori: da agricoltura a silvicoltura e pesca, da energia a servizi di pubblica utilità, edilizia e infrastrutture, da finanza, assicurazioni, comparto legale e ambiente a wildlife.

I new trend tecnologici della space economy

L’avvento di sistemi miniaturizzati e la standardizzazione delle soluzioni tecnologiche stanno abbattendo le barriere di accesso allo spazio, una vera rivoluzione per il settore. “L’avvento di sistemi miniaturizzati combinato alla standardizzazione ha permesso l’avvio della produzione in serie di alcuni sistemi spaziale, favorendo la diffusione di nano-satelliti di meno di 10 kg, con una notevole riduzione di tempo e risorse necessarie nonché un risparmio del costo della messa in orbita. Il secondo macro-trend è il frazionamento, che permette di soddisfare le esigenze dei nuovi utenti del settore spaziale ed è fondamentale per l’erogazione di alcuni servizi, come gli In-Orbit Services”, sottolineano Angelo Cavallo e Antonio Ghezzi, rispettivamente Direttore e Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Space Economy, i quali evidenziano che “dal punto di vista tecnologico i due i macro-trend stanno rivoluzionando completamente il mercato”.

Le startup della space economy

Riguardo agli investimenti nella startup a livello globale il 2022 è stato un anno al ribasso: le startup della Space Economy hanno raccolto 8 miliardi di euro, un rallentamento dopo l’exploit del biennio precedente (con quasi 14 miliardi di euro raccolti 2021), dovuto all’instabilità geopolitica, la crisi dei mercati finanziari e alla frenata delle operazioni di Spac (Special Purpose Acquisition Company), che sono state regolate nel febbraio 2022. Al netto delle operazioni di Spac gli investimenti risultano organicamente stabili.

L’upstream attrae più investimenti

In termini di filiera, l’upstream (le aziende dell’industria spaziale) tende ad attrarre maggiori investimenti per la necessità di progettare e sviluppare nuova infrastruttura, attestandosi al’60% del totale, mentre il downstream (IT provider e system integrator), il cui focus risiede nello sviluppo di servizi a valore aggiunto all’intersezione tra i dati spaziali e le tecnologie digitali, si attesta a circa 3,2 miliardi di euro (40% del totale).

Le imprese integrate verticalmente raccolgono 4,5 miliardi di euro di finanziamenti (oltre il 50% del totale). L’offerta di servizi a valore aggiunto viene sempre più affiancata dalla progettazione e realizzazione dello stesso satellite. Diverse startup ormai prossime alla fase di scaling come Iceye (round da 120 milioni di euro) e Capella Space (round da 90 milioni di euro) stanno proprio adottando la logica di costruire l’infrastruttura internamente.

Space as a service

Al fine di superare le principali difficoltà di tale scelta, quali grandi investimenti e tempi lunghi, alcune startup hanno iniziato ad articolarsi come piattaforma di Space-as-a-Service sulla più lunga onda dell’Everything-as-a-Service che continua a caratterizzare i più diffusi business digitali. Data l’intensità di capitale storicamente caratterizzante lo Spazio, questa configurazione può rappresentare un vero e proprio game-changer per l’intero comparto. Il paradigma dell’as-a-Service risulta dunque uno dei trend di maggiore interesse da osservare e comprendere nei prossimi anni.

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