L'INTERVISTA

Space Economy, Urso: “Italia protagonista, nuova legge in tempi rapidi”

Il ministro per le Imprese e il Made in Italy: “Inquadrerà gli ambiti di attività degli attori privati e prevederà norme per la sostenibilità e la sicurezza dei dati”. In campo 3 miliardi di investimenti per l’osservazione della Terra, i lanciatori e l’esplorazione, oltre che “sui programmi emergenti in tema di navigazione lunare e di connettività sicura”

11 Apr 2023

Antonello Salerno

Adolfo Urso

“La space economy è un fenomeno in continua evoluzione e con una velocità mai misurata prima. Lo stesso contesto industriale italiano sta assecondando tali sviluppi. Per ‘governare’ meglio questi fenomeni è necessaria una revisione del quadro regolatorio sul piano nazionale, per adeguarlo alle sfide emergenti e di particolare attualità”. A parlare è Adolfo Urso, ministro per le Imprese e il Made in Italy del governo Meloni, che potrebbe essere definito per le competenze del dicastero che guida anche “ministro dello Spazio”. In quest’intervista a SpaceEconomy360 Urso fa il punto della situazione del comparto e illustra gli obiettivi del governo per rafforzare il ruolo di primo piano del Paese nell’aerospazio in Europa e su scala globale. A partire proprio dalla legge quadro che il Governo si è impegnato a varare nell’arco di un anno.

Ministro Urso, quale sarà l’obiettivo delle nuove norme?   

Ad oggi l’Italia non è dotata di una legge complessiva, volta a regolamentare le attività spaziali nazionali. Noi contiamo di vararla in tempi rapidi anche per inquadrare gli ambiti di attività degli attori privati nello spazio, un fenomeno sempre più significativo. Sarà altresì necessario prevedere norme che tutelino l’ambiente spaziale anche sotto il profilo della sostenibilità e della sicurezza dei dati.

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Quali sono oggi i “numeri” della Space Economy in Italia?

Il settore della Space Economy assume ogni giorno un peso sempre più rilevante. Nel 2022 il suo valore su scala mondiale ha raggiunto circa 460 miliardi di dollari. Un fenomeno destinato a crescere nei prossimi anni ed in questo scenario l’Italia ricopre un ruolo di primo piano perché può contare su una catena del valore completa, in grado di garantire la produzione di tutte le componenti dei segmenti ground e space. La filiera italiana vanta un livello di grande eccellenza industriale, con 10 distretti tecnologici, 1 cluster tecnologico nazionale, 69 tra università, dipartimenti e centri di ricerca, e circa 200 tra grandi e piccole e medie imprese.  Da considerare inoltre il fattore di moltiplicazione connesso alle ricadute delle cosiddette “tecnologie abilitanti” che dallo Spazio si trasformano in enormi opportunità per tutto il tessuto industriale. E gli stanziamenti impegnati dal Governo italiano sono davvero rilevanti a dimostrazione della strategicità del settore.

Quali sono oggi i punti di forza dell’aerospazio italiano?

Come accennavo, l’Italia può contare su un comparto industriale capace di coprire tutta la catena sistemistica legata allo spazio, dalla realizzazione delle infrastrutture e dei sistemi spaziali all’applicazione di tali asset negli altri settori. Il nostro ruolo primario in ambito Esa e Unione Europea ha dato la possibilità al nostro tessuto industriale delle piccole e medie imprese di specializzarsi in alcune competenze tecnologiche e fare parte di ecosistemi completi di fornitori. Altra valutazione sul comparto, dati alla mano, è il cosiddetto geo-ritorno in ambito Esa, ovvero l’ammontare dei contratti che ritornano in Italia di molto superiore, in proporzione, alla quota dei finanziamenti pubblici impegnati: è un indice del grado di competitività elevato delle proposte tecniche ed industriali del nostro Paese.

E le criticità su cui è più urgente intervenire?

Sono comuni a quelle dei nostri partner Europei, legate alla competizione sempre più forte che si sta registrando in questo settore su scala globale: certamente una sfida, ma al contempo anche una grande opportunità da cogliere e su cui lavorare nel medio periodo.

Che priorità si è dato il governo su questo settore?

Lo scorso novembre il Governo, appena insediatosi, ha preso parte alla Ministeriale Esa: si tratta di un appuntamento di norma triennale dove gli stati membri dell’Esa decidono le sottoscrizioni per il periodo successivo. In questo contesto è stato deciso un finanziamento specifico di oltre 3 miliardi di euro che ha posizionato l’Italia, soprattutto per la parte opzionale, alla pari di Francia e Germania. Gli investimenti saranno finalizzati a consolidare e sviluppare le nostre industrie sui tre settori strategici dell’Osservazione della Terra, dei Lanciatori e dell’Esplorazione, oltre che sui programmi emergenti in tema di navigazione lunare e di connettività sicura.

Altro obiettivo per il medio periodo sarà quello di definire i nuovi indirizzi di Governo in materia, promuovendo come dicevo una prima legge nazionale sullo Spazio che ci siamo impegnati a varare entro un anno.

In Italia ci sono grandi player e tante startup e pmi  aerospace. Come creare le condizioni migliori per la loro crescita?

Negli ultimi anni molte piccole e medie imprese hanno avuto modo di consolidarsi, ed emergono sempre più giovani realtà imprenditoriali sia nei settori upstream, delle infrastrutture, sia nei settori downstream, dei servizi e applicazioni, che provano a sviluppare idee imprenditoriali rischiando capitale proprio e il proprio futuro. Per aiutare questi processi di crescita e di consolidamento è necessario favorire un ecosistema solido, che supporti concretamente l’imprenditoria giovanile nello sviluppo di idee e programmi innovativi.

Oltre alle buone idee e ad un ecosistema favorevole, è necessario altresì stimolare il mercato dei capitali finanziari privati affinché investa nelle realtà giudicate più promettenti, integrando e poi sostituendo in questo percorso i capitali pubblici, soprattutto nelle fasi più avanzate come lo “scale-up” aziendale. Sarà opportuno incentivare un ulteriore sviluppo del “Venture Capital”, anche con il supporto delle grandi aziende di settore.

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