L'APPROFONDIMENTO

Space economy, via al consolidamento. La partita si gioca sull’ultrabroadband satellitare

Il maxi deal Viasat-Inmarsat apre la strada verso aggregazioni di impresa necessarie a superare una frammentazione che rischia di frenare lo sviluppo del settore. Riflettori sulle costellazioni in grado di spingere la connettività a livello globale e colmare anche i gap economici

11 Nov 2021

F. Me.

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Tempo di grandi manovre nella space economy. Soprattutto nel mercato delle Tlc satellitari che ha iniziato a muoversi verso un consolidamento e superare una frammentazione che rischia di frenare lo sviluppo del settore. A dimostrarlo la recente acquisizione della britannica Inmarsat da parte dell’americana Viasat. L’offerta comprende 850 milioni di dollari in contanti e 46,36 milioni di azioni Viasat, per un valore di 3,1 miliardi di dollari.

Grazie al deal, che sarà completato nel secondo trimestre del 2022, Viasat e Inmarsat potranno offrire un ampio portafoglio di licenze per lo spettro nelle bande Ka, L ed S e gestiranno una flotta di 19 satelliti (già in servizio) cui se ne aggiungeranno altri dieci attualmente in costruzione e il cui lancio è previsto nei prossimi tre anni.

Secondo i dati del Financial Times, Viasat possiede attualmente il 13% del mercato satellitare, rispetto al 7% di Inmarsat. L’operazione le porterà ad avere il controllo su un quinto dei ricavi del settore.

L’ex capo di Nokia e ora ceo di Inmarsat, Rajeev Suri ha accolto con favore questa operazione: “Insieme, le due società creeranno un nuovo attore globale che contribuirà a plasmare il futuro di un settore dinamico e in crescita”.

Un futuro in cui la connettività ultraveloce arriverà anche laddove la fibra non verrà mai implementata per motivi di redditività, come nelle aree remote. A patto che si sviluppino un numero maggiore di costellazioni satellitari a orbita bassa terrestre (Leo) – da sole rappresentano da quattro a dieci volte il numero di satelliti che in precedenza gravitavano nello spazio vicino alla Terra – in grado di portare la banda ultralarga su tutta la superficie del pianeta. E colmare il “divario digitale” tra aree urbane e rurali, paesi sviluppati ed emergenti, saranno la chiave per l’economia digitale di domani.

La britannica OneWeb che ha già lanciato più di 300 satelliti e punta a raggiungerne 650 entro la fine del 2022. L’attività di OneWeb ha suscitato l’interesse di Eutelsat che ne acquisito il 18% per poi salire oltre il 22%, esercitando l’opzione call su una parte dell’ultimo round di finanziamento sottoscritto da Bharti, per un corrispettivo di 165 milioni di dollari.

“Siamo estremamente entusiasti di cogliere questa opportunità per approfondire il nostro impegno nei confronti di OneWeb – è il commento dell’Ad Eutelsat, Rodolphe Belmer -. I notevoli progressi compiuti in vista della sua ormai imminente entrata in servizio, unitamente alla fiducia dimostrata sia dagli investitori che dai futuri clienti, ci rende ancora più convinti delle potenzialità OneWeb ell’orbita terrestre bassa”.

L’obiettivo di colmare il digital divide interessa anche ai player Usa. A cominciare da Elon Musk, fondatore e capo di SpaceX, che sta scommettendo in grande sulla costellazione Starlink. Secondo Musk si tratta di un progetto “complementare alla fibra e al 5G in grado di colmare il digital divide”. Ad oggi, Starlink ha più di 1.500 satelliti e punta a coprire, il prossimo agosto, tutte le regioni del globo, ad eccezione dei poli.

Nel 2022 invece è previsto il lancio saranno lanciati due prototipi della costellazione satellitare Project Kuiper di Amazon. Il colosso di Seattle ha chiesto l’autorizzazione a lanciare due satelliti nel corso 2022. La richiesta è stata presentata presso alla Federal Communications Commission (Fcc)  degli Stati Uniti ed è propedeutica all’avanzamento di Kuiper, un progetto da 10 miliardi dollari che prevede la messa in orbita di 3.236 satelliti per costruire una rete in grado di fornire Internet ad alta velocità in tutto il mondo.

In particolare, Amazon sta collaborando con Verizon per espandere ulteriormente la copertura 4G/Lte e 5G in aree remote del globo. Con i satelliti che volano ad altitudini comprese tra 590 e 630 chilometri, il piano è fornire connettività alle aree remote e rurali, dove è difficile fornire copertura Internet tramite la fibra tradizionale. Durante il test del prototipo, Kuiper afferma che il suo sistema può produrre velocità di throughput fino a 400 Mbps. La collaborazione tra le due consentirà alla telco di utilizzare Kuiper per il backhaul cellulare satellitare e di espandere l’accesso alle sue reti 4G e 5G in località più rurali e remote senza dover utilizzare metodi di connettività più tradizionali.

L’Fcc ha inoltre approvato la realizzazione da parte di Boeing di una costellazione di 147 satelliti in orbita non-geostazionaria (Ngso). In particolare ci saranno 132 unità che saranno posizionate in Leo a circa 1056 km di quota mentre le restanti 15 unità che saranno invece a quote di 27355 km e 44221 km. Questi satelliti utilizzeranno la V-band che sono frequenze più elevate di quelle impiegate da SpaceX per Starlink (Ka-band e Ku-band). Questo potrebbe portare a maggiori velocità complessive ma anche una maggiore instabilità del segnale.

Anche Astra ha richiesto la possibilità di partecipare alla realizzazione di costellazioni satellitari. In questo caso però i numeri saranno ben più elevati toccando quota 13620 satelliti complessivamente.

Il nodo dei detriti

Secondo le stime delle agenzie spaziali, in orbita intorno al pianeta ci sono 34mila detriti grandi oltre 10 centimetri, oltre 900mila grandi tra 1 e 10 centimetri, e milioni di pezzi più piccoli di 1 centimetro.

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A far aumentare in modo esponenziale la quantità di detriti spaziali è stato anche l’ingresso del settore privato a scopo commerciale nella corsa allo spazio. Per questo SpaceX ha messo in campo una collaborazione con la Nasa. L’agenzia Usa invierà all’azienda di Musk  informazioni dettagliate sulle sue missioni, così che possa pianificare i sistemi automatizzati di Starlink e deviarne il percorso quando il rischio di una collisione è concreto. Inoltre, i satelliti Starlink dovranno viaggiare 5 chilometri al di sopra o al di sotto dell’orbita della Stazione Spaziale Internazionale, per evitare collisioni che metterebbero a rischio anche la vita degli astronauti.

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