POLITICHE PER LO SPAZIO

Urso: “L’Esa deve tornare centrale per l’Europa dello Spazio”



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Nel corso del Consiglio ministeriale in corso a Brema, l’Italia assume la presidenza dell’Agenzia spaziale europea e, per mezzo del ministro, rilancia la cooperazione con la Commissione europea. Obiettivo: fare dell’agenzia il perno della nuova space economy europea, coinvolgendo anche imprese private e difesa nazionale

Pubblicato il 27 nov 2025



Adolfo Urso 10

L’Italia prende posizione al centro dello Spazio europeo. Con la due giorni del Consiglio ministeriale 2025 (CM25) dell’Esa (Agenzia spaziale europea) in corso a Brema – primo appuntamento dopo il quinquennio di presidenza tedesca – l’Italia assume la guida dei lavori. In quanto Autorità delegata per le politiche spaziali, il ministro delle Imprese e del Mady in Italy, Adolfo Urso, ha voluto segnare fin da subito un cambio di passo: l’Agenzia, ha dichiarato, deve diventare un “partner chiave” per l’Europa, assieme alla Commissione, per garantire autonomia, competitività e sviluppo del settore aerospaziale.

Pubblico e privato

Nel suo intervento, Urso ha sottolineato che il contesto internazionale – segnato da tensioni geopolitiche e dalla corsa tecnologica globale – rende urgente una strategia europea condivisa. Secondo il ministro, l’Europa non può più limitarsi a confrontarsi con i concorrenti globali come Stati-nazione: la competizione si gioca ora anche tra soggetti privati e tra sistemi industriali integrati, nei quali le imprese nazionali devono essere “competitive a livello internazionale”.

Si tratta di un obiettivo ambizioso, che richiederà di rafforzare la cooperazione fra l’Esa e l’Unione europea in settori fondamentali per la “space economy”: dai lanciatori ai satelliti, dall’osservazione della Terra alle telecomunicazioni, fino all’esplorazione spaziale, comprese missioni verso Luna e Marte.

Più fondi dall’Italia

Per farlo, l’Italia intende riproporre un impegno economico significativo: già nel precedente Consiglio ministeriale del 2022 aveva versato quasi 3,2 miliardi di euro. Ora, grazie anche a una recente delibera del Comitato interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali, Roma prepara un contributo ancora più consistente per il triennio 2026-2028, in linea con la rilevanza strategica che attribuisce al settore.

Autonomia strategica

L’asse della cooperazione, secondo gli interlocutori italiani, non è esclusivamente industriale o economico. Urso, come già in precedenti incontri con funzionari dell’Esa, ha sostenuto che il rafforzamento del settore spaziale contribuisce all’autonomia strategica dell’Europa, anche in termini di sicurezza, resilienza tecnologica e sovranità infrastrutturale.

Priorità future

La presidenza italiana del Consiglio ministeriale assume dunque un valore simbolico e concreto: è l’occasione per definire le priorità dell’Europa spaziale nei prossimi anni, in un momento in cui la competizione globale si gioca anche – forse soprattutto – sopra le nostre teste.

Per l’Italia, non è solo una questione di prestigio: ciò che si decide a Brema può determinare commesse, ricerca, occupazione e leadership tecnologica nel prossimo decennio.

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