IL LANCIO

Vega C, missione compiuta. Colao: “Celebriamo successo dell’Italia”

Partito il lanciatore costruito negli stabilimenti Avio di Colleferro con a bordo il satellite scientifico Lares 2 dell’Asi e 6 Cubesat. Il ministro con delega all’aerospazio: “Siamo l’unico Paese in Europa insieme alla Francia ad avere un accesso indipendente allo Spazio”

13 Lug 2022

Patrizia Licata

vega c

È partito Vega C, il nuovo lanciatore dell’Agenzia spaziale europea (Esa) costruito in Italia da Avio e con a bordo un carico di tecnologie italiane. Dopo due rinvii per problemi tecnici il razzo si è alzato dalla base di lancio europea di Kourou (Guyana Francese) alle 15:13 italiane per il suo volo di qualifica trasportando il satellite scientifico Lares 2, dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e 6 cubesat, fra i quali gli italiani Astrobio e Greencube, realizzati per l’Asi da Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e dall’Università di Roma La Sapienza. Al progetto hanno partecipato 11 paesi, con Avio come general contractor. 

Il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale con delega alle politiche spaziali e aerospaziali, Vittorio Colao, ha partecipato al lancio inaugurale di Vega C. “Oggi celebriamo il successo di un importante investimento per l’Italia. Un progetto perseguito con determinazione negli ultimi 7 anni per garantire al nostro Paese e all’Europa, alla sua industria e alla sua comunità scientifica, una capacità strategica: l’accesso autonomo allo Spazio”, ha dichiarato Colao.

Vega C, forte impronta italiana

Il lancio di Vega C conferma, infatti, ha detto Colao “la leadership dell’Europa nello Spazio e ci rende orgogliosi per il contributo determinante dell’industria italiana in questo settore che ora può contare su un lanciatore di media taglia più avanzato e competitivo. Con Vega C l’Italia è oggi l’unico Paese in Europa insieme alla Francia – e uno dei pochi nel mondo – ad avere un accesso indipendente allo Spazio. Ma Vega C è anche un punto per una nuova partenza. Grazie ai fondi del Pnrr e a un tessuto industriale nazionale che vanta una completa competenza di sistema, il governo italiano è al lavoro per progredire nello sviluppo del Vega E e della futura famiglia dei lanciatori europei sempre più sostenibili e performanti, con significativi investimenti nelle tecnologie di propulsione liquida e di riusabilità”.

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Il lancio di Vega C era previsto inizialmente alle 13:13 ma per due volte il conto alla rovescia si è interrotto pochi secondi prima dell’accensione dei motori a causa di problemi tecnici. Il lancio è stato riprogrammato dopo 120 minuti, al limite ultimo della finestra di lancio possibile.

Si tratta del lancio di qualifica dell’evoluzione dell’innovativo piccolo razzo progettato e realizzato in larga parte negli stabilimenti di Avio a Colleferro. Il nuovo lanciatore denominato Vega C, dove C sta per Consolidamento, integra una serie di importanti miglioramenti grazie a un nuovo motore P120 a combustibile solido, un secondo stadio migliorato e maggiore capacità di carico, sia masse che volume più grandi.

Vega C rappresenta dunque un notevole incremento di capacità rispetto al suo predecessore che vola da febbraio 2012.

La tecnologia innovativa di Vega C

Il primo stadio del lanciatore, chiamato P120 e a combustibile solido, ha concluso la fase di spinta e si è distaccato 2 minuti e 26 secondi dopo l’accensione e raggiunto la quota di 77 chilometri. Da quel momento la spinta è stata garantita dal secondo stadio e terzo, rispettivamente Z40 e Z9, che hanno esaurito il loro compito 7 minuti e 22 secondi dopo il lancio.

A quel punto è entrato in funzione Avum+, il nuovo stadio a propulsione liquida che ha trasportato in orbita i carichi con precisione rilasciando i satelliti su orbite differenti. L’intera missione di lancio si è conclusa in poco più di 2 ore.

Il nuovo motore Avum+ permette a Vega C di rilasciare i carichi su orbite differenti: l’ultimo stadio ha infatti la capacità di effettuare ben 7 riaccensioni, che si traducono nella possibilità di rilasciare i satelliti in 3 orbite differenti e infine di indirizzare lo stadio finale in un’orbita di rientro in modo che bruci nell’atmosfera senza lasciare detriti.

Con questo volo inaugurale il razzo entra nella flotta di lanciatori dell’Esa in attesa dell’entrata in servizio dell’Ariane 6 dal 2023. Alto circa 35 metri, con un massa di 210 tonnellate vega C – che ha richiesto 7 anni di studio – può posizionare circa 2200 kg di satelliti in un’orbita polare di riferimento di 700 km. Il nuovo razzo vettore punta a farsi strada nel mercato dei satelliti in orbita bassa, grazie alla sua capacità di lancio multiplo.

Un programma a forte sostegno italiano

Il programma Vega C è oggi uno dei più grandi progetti tecnologici sostenuti dall’Italia negli ultimi 7 anni ed è il risultato di una lunga collaborazione tra il governo, l’esagerazione e l’industria di settore.

Con un nuovo motore a combustibile solido e una maggiore capacità di carico, Vega C rappresenta una versione aggiornata di Vega. Questo razzo inaugura una nuova era nel volo spaziale europeo e offre nuove opportunità per le missioni, come ad esempio la capacità di ritorno sulla Terra a bordo della navetta Space Rider.

L’esagerazione gestisce il programma collaborando con l’azienda italiana Avio e vede la partecipazione dei seguenti Stati: Italia, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Irlanda, i Paesi Bassi, Norvegia, Romania, Spagna, Svezia e Svizzera.

Il satellite scientifico Lares2 e i cubesat italiani

Il nuovo lanciatore dell’Esa ha come carico principale Lares2, il satellite scientifico dell’Asi progettato dai ricercatori del Centro Fermi e dell’Università la Sapienza di Roma. Lares 2 misurerà con accuratezza l’effetto cosiddetto di trascinamento o Frame-Dragging, una distorsione spazio-temporale prevista dalla teoria della Relatività Generale di Albert Einstein e causata dalla rotazione di un corpo massiccio come la Terra.

Insieme al satellite dell’Asi, su Vega C hanno viaggiato sei cubesat, la metà italiani. Tra questi due sono dell’Asi: AstroBio, incaricato di testare una soluzione per rilevare biomolecole nello spazio; Greencube, permetterà il primo esperimento di coltivazioni di vegetali in ambiente estremo oltre la bassa orbita. Il terzo, denominato Alpha, aiuterà a comprendere fenomeni della magnetosfera terrestre come l’aurora boreale.

Lo sloveno Trisat-R e i francesi MtCube-2 e Celesta studieranno gli effetti dell’ambiente spaziale sul funzionamento dei sistemi elettronici.

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