L’Esa si sta muovendo verso un nuovo approccio nella gestione delle missioni spaziali, sviluppandole con modelli digitali condivisi e ad alta fedeltà. Il Model-Based System Engineering (Mbse) è considerato fondamentale per raggiungere uno degli obiettivi più ambiziosi della strategia tecnologica dell’Agenzia spaziale europea per progettare, costruire e lanciare missioni spaziali il 30% più rapidamente, rendendole anche molto più efficienti in termini di costi.
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Passare al digitale
Il direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher, ha sottolineato l’urgente necessità di passare al Mbse nella sua visione dell’Agenda 2025 sul futuro spaziale dell’Europa: “I progetti dell’Esa sono caratterizzati da pesanti sforzi ingegneristici da parte di team geograficamente lontani. La continuità digitale durante tutto il ciclo di vita dei progetti consente la sostanziale riduzione dei costi, degli sforzi e ridurrà i tempi. L’Esa digitalizzerà, quindi, l’intera gestione del progetto, consentendo lo sviluppo di digital twins, sia per l’ingegneria utilizzando il digital modeling che per gli appalti e i finanziamenti”.
Dati e modelli matematici
Cosa significa in pratica il passaggio ai modelli digitali? Le informazioni sulle missioni, che tradizionalmente sono acquisite e scambiate sotto forma di documenti e tabelle Excel, saranno invece espresse come un insieme di modelli matematici strutturati e guidati dai dati. “Questo approccio incentrato sul modello di gestione dei dati e delle informazioni fornisce un’unica, inequivocabile fonte di verità basata su un linguaggio comune e un approccio digitale”, spiegano dall’Esa.
Questi modelli di dati sono utilizzati per creare una rappresentazione digitale dei diversi elementi, sottosistemi e componenti della missione spaziale, e impiegati a loro volta per gestire la crescente complessità della progettazione, mantenendo la tracciabilità, la coerenza e l’ottimizzazione dell’architettura della missione.
Vantaggi per future missioni
Questo nuovo approccio dell’Esa al digital modeling che servirà per accelerare le missioni spaziali si tradurrà in benefici per l’osservazione della Terra, per sostenibilità in orbita con la rimozione dei detriti, per le future missioni sulla Luna e Marte, per la seconda generazione dei satelliti Galileo, per gli studi sugli esopianeti.