IL PROGRAMMA

Space economy, gli Usa puntano sui sensori ottici per monitorare la Terra

Obiettivo del progetto della Space Force è la scansione della cintura geostazionaria del Pianeta. A Geost, azienda dell’Arizona, contratto da 32 milioni di dollari per lo sviluppo di soluzioni ad hoc

27 Dic 2021

Nicola Desiderio

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Abbassare i costi dei vettori da carico per rendere più convenente l’invio di sensori ottici sempre più efficienti e, allo stesso tempo, economici. All’appello lanciato dal governo americano e dalla sua Space Force ha risposto la Geost, azienda con base a Tucson, nello stato dell’Arizona, che ha vinto recentemente un contratto per 32 milioni di dollari.

La commessa, che si somma a quella da 6 milioni acquisita a novembre 2020, riguarda la progettazione e lo sviluppo di un sensore ottico che possa essere installato su satelliti di tipo militare o commerciale e sia capace di scansionare la cintura geostazionaria terrestre a circa 36mila chilometri dalla superficie del nostro pianeta. Nel valore dei contratti sono inclusi anche l’infrastruttura di controllo a terra, il supporto tecnico, l’integrazione con la piattaforma di destinazione e il veicolo di lancio. Il tutto per avere un costo per lancio inferiore a 10 milioni.

Si tratta di una frazione che committenti militari, civili e commerciali pagano per prodotti dalle prestazioni simili o inferiori, ma è questo il “prezzo giusto” che la Space Force si è posta, attraverso robuste economie di scala, per perseguire un duplice obiettivo: consolidare il predominio dello spazio e fare business. Mettendo infatti a disposizione un vettore a basso costo sia di forze alleate sia di società private, si persegue lo scopo di consolidare il dominio strategico e commerciale sullo spazio e, allo stesso tempo, di migliorare il controllo della spazio esterno attraverso la proliferazione di sensori “amici” sempre più sofisticati.

Secondo Joshua Hartman, vice presidente e general manager di Geost, questi risultati possono essere raggiunti e si prepara lanciare il primo carico nel 2023. E se questi obiettivi di costo e volume sono possibili, vuol dire che possono aprirsi un mercato e una concorrenza nuovi con benefici in termini industriali e di sicurezza. Lo Space Systems Command punta a mettere in orbita 3 o 4 sensori di nuova generazione ogni anno e ad allargare il ventaglio di fornitori. Da parte sua, la Geost punta ovviamente ad allargare le proprie commesse occupandosi anche della produzione dei sensori. Dal punto di vista strategico e militare, l’obiettivo è stabilire collaborazioni con nazioni alleate e/o società private.

La prima riguarda il Giappone utilizzando i satelliti nipponici Quasi Zenith Satellite System (Qzss). In questo modo sarà aumentata la potenza della rete di sorveglianza spaziale che include radar convenzionali, radar ad allineamento di fase, telescopi terrestri e due satelliti elettro-ottici Geosynchronous Space Situational Awareness Program (Gssap) che operano in prossimità dell’orbita geosincrona. Altri due ne saranno lanciati a gennaio nell’ambito della missione Ussf-8 su vettore United Launch Alliance Atlas 5.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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