IL PROGETTO

Torveastro, il robot-astronauta italiano che fa riparazioni in orbita

A firma di Enea e Università Tor Vergata di Roma. Grazie ad arti meccanici comandati da un’intelligenza artificiale può sostituire il lavoro umano a garanzia della sicurezza contro detriti, escursioni termiche e radiazioni cosmiche. Il progetto è finanziato dalla Regione Lazio

12 Dic 2022

Paolo Marelli

torveastro

Enea e Università di Roma “Tor Vergata” stanno mettendo a punto un nuovo robot in grado di affiancare, e in alcuni casi sostituire, i membri degli equipaggi delle missioni spaziali orbitali nelle attività di manutenzione e monitoraggio delle strutture esterne, per alleviarne lo stress e diminuire i rischi. Questo nuovo robot rientra nel progetto biennale Torveastro (sintesi di Tor Vergata e astronauta), finanziato dalla Regione Lazio, tramite la società Lazio Innova.

Un robot con gli arti

Il progetto parte da un brevetto del professor Marco Ceccarelli del Laboratorio di Robotica e meccatronica del Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Roma Tor Vergata, che è anche responsabile scientifico del progetto. Per Enea invece sono coinvolti i ricercatori del Laboratorio di Robotica e intelligenza artificiale del Dipartimento di Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili.

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“Le innovazioni del robot Torveastro – spiega il professor Ceccarelli – risiedono nel suo corpo centrale, che contiene i servomotori a cui sono connessi degli arti che possano funzionare all’occorrenza come braccia o gambe, e nelle soluzioni adottate mediante cavi che agiscono come tendini per trasmettere l’azione dall’interno del corpo agli arti”.

“Nella progettazione meccanica del robot – aggiunge il ricercatore Marco Paoloni, referente del progetto per Enea – è stato necessario tener conto delle caratteristiche dell’ambiente spaziale, come le notevoli escursioni termiche, gli elevati livelli di radiazioni cosmiche, l’assenza di atmosfera e le collisioni con i detriti spaziali”.

Più sicurezza in orbita

Durante le attività svolte all’esterno della stazione orbitante, gli astronauti affrontano anche 6 ore di lavoro esposti a rischi che possono mettere a repentaglio la loro stessa vita, come per esempio la presenza della cosiddetta “spazzatura spaziale” costituita da detriti che, muovendosi ad alte velocità, possono perforare le tute spaziali.

 “L’impiego di un robot può essere risolutivo in questi casi, anche per evitare il rischio di malfunzionamento degli apparati di sopravvivenza presenti nelle tute indossate”, aggiunge Paoloni.

Presentazione ad aprile 2023

Oltre a tenere conto dell’ambiente estremo, il progetto si sta focalizzando sulla precisione della lavorazione degli elementi meccanici e la robustezza del software di controllo.

“Proprio per quest’ultimo, come Enea, ci siamo occupati nello specifico di implementare gli algoritmi che permettano agli arti del robot di svolgere in modo coordinato i loro compiti”, conclude Paoloni.

Dopo essere stato presentato in diversi congressi internazionali, il robot Torveastro sarà illustrato nei dettagli nel corso dell’evento finale del progetto ad aprile 2023.

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