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Connessione sulla Luna: tra navigazione, sicurezza e nuove opportunità



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La connessione sulla Luna rappresenta una sfida tecnologica cruciale: abilitare comunicazioni sicure, navigazione precisa e scambio dati in tempo reale per missioni spaziali, ricerca scientifica e futuri sviluppi commerciali, dal mining al turismo spaziale

Aggiornato il 2 ott 2025



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L’idea di portare servizi di comunicazione e navigazione sul suolo lunare non appartiene più alla fantascienza. Oggi la sfida è rendere possibile per astronauti, rover e futuri insediamenti umani ciò che sulla Terra appare scontato: orientarsi, trasmettere dati, condividere immagini e restare in contatto costante con centri di controllo. Una prospettiva descritta da Cristina Valente, responsabile del Mercato Asi/Esa in Telespazio, e da Fabio Cannone, a capo del programma Moonlight in Telespazio, che hanno spiegato come la connessione sulla Luna stia diventando il vero fattore abilitante per le nuove esplorazioni.

Dal ricordo dell’Apollo 14 alle esigenze della nuova esplorazione

Nel 1971, durante la missione Apollo 14, due astronauti lasciarono il lander per un’esplorazione. Si allontanarono alcune centinaia di metri e per ritrovare la strada furono costretti a fare affidamento solo sulla memoria. Valente ha ricordato quell’episodio per sottolineare il salto tecnologico che si vuole compiere oggi: «Noi sulla Terra siamo abituati a utilizzare il cellulare per comunicare, trasmettere dati, sapere la posizione e avere mappe che ci guidano. Questo stiamo trasferendo sulla Luna».

La metafora mette in evidenza come la navigazione e la comunicazione siano diventate elementi essenziali della vita quotidiana e quanto siano imprescindibili anche nelle missioni lunari. Non si tratta soltanto di migliorare il comfort degli astronauti, ma di garantire la sicurezza, la possibilità di coordinare attività complesse e lo scambio continuo di dati.

La promessa di comunicazioni in tempo reale

Secondo Fabio Cannone, l’obiettivo è realizzare una rete orbitale attorno alla Luna capace di assicurare un flusso dati paragonabile a quello di molte connessioni terrestri. «La costellazione fornirà un link a 250 Megabit, equiparabile alla velocità con cui oggi vediamo le immagini sul telefonino», ha spiegato.

Una capacità di questo tipo consentirebbe a un astronauta impegnato in attività di superficie di inviare immagini in diretta verso la Terra, attraverso webcam o bodycam, e contemporaneamente ricevere supporto tecnico in tempo reale. La trasmissione costante di dati biometrici come ossigeno e battito cardiaco permetterebbe inoltre di monitorare la salute degli operatori, riducendo i rischi nelle missioni più complesse.

Navigare in un paesaggio ostile

Uno dei luoghi chiave delle prossime missioni sarà il Polo Sud lunare, area di grande interesse scientifico e strategico. La sua morfologia, segnata da crateri profondi e ombre perenni dovute all’inclinazione solare, lo rende però un ambiente difficile da esplorare. «La navigazione sulla superficie non è assolutamente agevole, il rischio di cadere in crateri è abbastanza alto», ha sottolineato Cannone.

La connessione sulla Luna diventa in questo scenario uno strumento di orientamento indispensabile, capace di fornire mappe precise e indicazioni in tempo reale. Non si tratta solo di un ausilio per gli astronauti: rover, robot e umanoidi potranno muoversi in autonomia maggiore, eseguendo attività di mappatura o di scavo senza perdere il collegamento con i centri di controllo.

Habitat, risorse e nuove prospettive

Il rafforzamento delle infrastrutture di comunicazione è visto anche come condizione necessaria per costruire habitat stabili sulla superficie lunare. Le operazioni previste comprendono scavi per individuare minerali, la ricerca di acqua e la predisposizione di ambienti in grado di ospitare missioni di lunga durata. «Si potranno utilizzare driller, cioè trapani, per verificare la presenza di risorse utili non solo sulla Luna ma anche sulla Terra», ha spiegato Cannone.

Questa dimensione porta con sé scenari che vanno oltre la scienza. La possibilità di sfruttare risorse minerarie lunari, la prospettiva di un turismo spaziale sempre più concreto e la costruzione di una presenza stabile fanno emergere la centralità della connettività come pilastro dell’infrastruttura futura.

Il ruolo delle infrastrutture terrestri

Perché la connessione sulla Luna funzioni, è necessario un sistema di supporto sulla Terra. Secondo quanto illustrato nella conversazione, la trasmissione avverrà tramite tre antenne equidistanti distribuite nel mondo: una in Italia, una in Australia e una al confine tra Messico e California.

Questa rete consentirà di garantire copertura continua, riducendo al minimo le interruzioni e permettendo lo scambio di grandi quantità di dati. Un modello che riflette la necessità di una cooperazione internazionale: diversi attori industriali contribuiscono alla costruzione dei satelliti, alla gestione del segmento di terra e allo sviluppo dei ricevitori necessari per l’utilizzo dei segnali sulla superficie lunare.

Una prospettiva di lungo periodo

Secondo le stime citate da Cannone, nei prossimi dieci anni sono previste oltre 300 missioni intorno alla superficie lunare. Ciò significa che la domanda di servizi di comunicazione e navigazione non riguarderà soltanto le agenzie spaziali e i programmi istituzionali come Artemis, ma si estenderà a una pluralità di soggetti privati.

Ogni iniziativa, dalle imprese interessate all’estrazione mineraria fino alle società che immaginano pacchetti di turismo spaziale, avrà la necessità di disporre di infrastrutture sicure e affidabili. L’idea di fondo è che chiunque intenda operare sulla Luna possa avere «un problema in meno», grazie alla possibilità di appoggiarsi a una rete stabile e performante.

La connessione sulla Luna come abilitatore

L’aspetto che emerge dalle parole di Valente e Cannone è che la connettività non è un dettaglio tecnico, ma il presupposto per qualunque scenario futuro. Dalla semplice comunicazione tra astronauti alla gestione di flotte di rover, dall’orientamento in un ambiente ostile alla protezione della vita umana attraverso il monitoraggio dei parametri vitali, la connessione sulla Luna diventa l’elemento che consente di trasformare la superficie lunare in uno spazio di attività continuative.

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