IL PROGETTO

Pannelli solari spaziali, Esa accelera. In campo Thales Alenia Space Italia

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L’Agenzia firma un contratto con la filiale tricolore per lo sviluppo di impianti in grado di raccogliere energia dal Sole. Accordo anche con Arthur D Little

Pubblicato il 19 Apr 2023

Nicola Desiderio

solari Esa

L’Europa punta a ricavare energia solare nello spazio e lancia due progetti esplorativi che vedranno protagoniste la società di consulenza belga Arthur D Little e Thales Alenia Space Italia e i cui risultati saranno dirimenti per decidere entro il 2025 quali sono tecnologie, benefici, opzioni, opportunità commerciali e rischi di questa forma di energia verde alla quale molti stanno lavorando e che potrebbe essere fondamentale per la decarbonizzazione e le politiche energetiche del pianeta.

C’è anche Enel

I due progetti rientrano all’interno dell’iniziativa Helios, deliberata in occasione dell’ultima riunione ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea tenutasi lo scorso novembre a Parigi, e sono finanziati attraverso lo strumento del Preparation ed il General Support Technology Programme. Dell’iniziativa e del consorzio fanno parte anche due giganti dell’energia come la francese Engie e l’italiana Enel, a conferma del valore strategico che lo sfruttamento di questa fonte può avere per l’industria nel futuro.

Due studi esplorativi per il 2025

I due studi dureranno due anni e mezzo e saranno puramente esplorativi, ma risulteranno essenziali per raccogliere tutte le informazioni e i dati necessari e decidere se e come intraprendere questa nuova strada. Alla fine del 2025 si tireranno le fila e si procederà con lo sviluppo e la realizzazione di un sistema dimostratore pilota completo, in grado di raccogliere energia solare in orbita e inviarla sulla Terra.

Esplorare ogni possibilità

L’approccio scelto dall’Esa è di partire dal foglio bianco prendendo in considerazione tutte le tecnologie ipotizzate e, in qualche caso, già in fase di sviluppo. In particolare per la trasmissione dell’energia a Terra. Tra queste ci sono: radiofrequenza, laser e riflessione ottica verso la stazione terrestre che ha il compito di ricevere l’energia proveniente dallo spazio e immetterla all’interno dell’infrastruttura di distribuzione.

La corsa è già partita

Oltre al potenziale ambientale, ci sono da valutare le implicazioni per la sicurezza, la salute pubblica e le sfide legate alla creazione di un quadro regolatorio internazionale. Alla cosiddetta space-based solar power (Spsp), oltre all’Esa da più di 20 anni, si stanno dedicando gli Usa, che hanno già fatto partire il loro dimostratore realizzato dalla Caltech lo scorso gennaio, il Giappone che lo prevede per il 2025 e la Cina per il 2028. Quest’ultima ha già ultimato l’antenna di ricezione a Terra.

Perché oggi e non prima

A spingere verso l’energia spaziale ci sono fondamentalmente tre fattori: la questione della decarbonizzazione, l’esigenza strategica di assicurarsi fonti di energia efficienti a abbondanti e infine una space economy più matura che in passato. Il costo dei lanci è infatti crollato, la robotica e i sistemi di fabbricazione e manutenzione nello spazio hanno fatto passi da gigante. Per questo oggi è lecito pensare ad un ecosistema Sbsp efficace per catturare l’energia quanto sostenibile e scalabile anche per i costi.

Un’energia continua

L’energia solare spaziale è vista come il complemento ideale alle energie rinnovabili terrestri poiché, al loro contrario, non è variabile, intermittente o ciclica, ma è costante e indipendente sia dalle condizioni meteo sia dall’oscurità. Non pone dunque neppure il problema dello stoccaggio che deve essere realizzato attraverso batterie o idrogeno. Accanto a questi elementi, c’è lo sviluppo di celle fotovoltaiche più efficienti e il fatto di poter raccogliere energia dal sole senza il filtro dell’atmosfera.

I produttori d’energia di domani

“Questi contratti servono per i primi studi preliminari europei sulla Space-Based Solar Power da oltre 20 anni, perciò oggi si compie un passo importante. Stiamo partendo davvero da un foglio bianco per arrivare ad un progettazione avanzata di quelli che potremmo definire satelliti produttori di energia, prendendo idee promettenti da qualsiasi disciplina e facendo leva nelle tecnologie terrestri e spaziali più avanzate” ha affermato Sanjay Vijendran, responsabile di Solaris per l’Esa.

Le idee ambiziose

“Tali attività dimostrano l’importanza dello strumento Preparation dell’Esa nel supportare idee ambiziose per farle diventare realtà. Le attività finanziate da Preparation aiutano l’Esa a verificare l’interesse da parte dell’industria europea in nuovi ambiti e pongono le basi per la ricerca futura e lo sviluppo della tecnologia affinché esse siano sostenute” ha aggiunto Leopold Summerer, responsabile dell’Esa per l’ufficio Advanced Concepts and Studies.

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