L'INTERVENTO

Aerospazio, la Basilicata spinge l’acceleratore. Ma servono esperti di analisi dei dati

Il presidente Vito Bardi accende i riflettori sui 5 cluster tecnologici regionali e sulle eccellenze in termini di competenze. La nuova sfida sarà però sulla data economy e bisognerà formare adeguatamente i funzionari pubblici

03 Giu 2022

Veronica Balocco

VITO BARDI

“Con la costituzione nel 2015 del Cluster aerospaziale Basilicata (Clas), membro del Cluster aerospaziale nazionale, nel quale è confluita la precedente esperienza degli stakeholder spaziali lucani, posso dire che oggi abbiamo nel nostro territorio uno dei gruppi di ricercatori più qualificati, abbiamo talenti e aziende del settore spaziale che operano nel mercato Ue e internazionale e possiamo utilizzare le loro competenze anche in altri settori economici facilitando la cooperazione tra i nostri 5 cluster tecnologici regionali nel quadro della strategia di specializzazione intelligente della Basilicata“. Lo ha detto il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, nel corso del “Regional symposium in Redu/Wallonia and Space business networking evening”, in corso a Transinne, in Belgio“Per quanto riguarda la futura decisione politica – ha quindi aggiunto -, posso confermare che l’aerospazio sarà una priorità della strategia di specializzazione intelligente (S3) della Regione Basilicata nel Programma operativo Esif 2021/2027″.

Una storia inaugurata nel lontano 1983

Bardi – secondo quanto reso noto dal suo portavoce – ha rievocato le tappe dello “sviluppo del settore spaziale” in Basilicata, a partire dal 1983, quando fu decisa la creazione a Matera del Centro di geodesia spaziale: “Un altro passo politico di rilievo – ha aggiunto – è avvenuto nel 2015 quando la Strategia di specializzazione intelligente della Regione Basilicata ha individuato l’aerospazio tra le aree di specializzazione intelligente a cui fanno riferimento le azioni e gli interventi previsti dal Programma operativo regionale Ce Fesr 2014-2020, capitalizzando le esperienze precedenti con gli stakeholder spaziali lucani”.

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Dati spaziali “cruciali”, ma serve formazione

Bardi ha ricordato che “i ‘dati’ spaziali sono il nuovo ‘oro’ dell’economia spaziale, ma il loro utilizzo è ancora complesso soprattutto per le regioni. Tradurre i dati territoriali in informazioni e servizi utili e fruibili per i cittadini e le regioni è ancora una grande sfida. Attraverso la piattaforma Nereus, le nostre regioni e i loro stakeholder spaziali dovrebbero continuare la loro cooperazione per facilitare l’accesso, la gestione e l’elaborazione dei dati. Dovremmo superare insieme gli ostacoli politici, amministrativi e tecnici, come la mancanza di adeguate “competenze e conoscenze” dei funzionari e delle persone che utilizzano quei dati. In altre parole, le regioni dovrebbero investire in programmi di formazione per i propri funzionari che utilizzano i dati spaziali e per le “risorse umane” che lavorano in aziende e centri di ricerca che forniscono servizi e dati spaziali. Dobbiamo anche rafforzare la domanda regionale di innovazione spaziale attraverso strumenti come l’Innovation procurement. Grazie a questo strumento, possiamo creare opportunità di innovazione all’interno del settore pubblico regionale e stimolare risposte innovative, sfide e bisogni della società nel nostro territorio” ha concluso Bardi.

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