GEOPOLITICA DELLO SPAZIO

Stazione spaziale russa: Putin dà il via libera al progetto

Mosca continuerà a usare la Stazione spaziale internazionale fino al 2028 mentre la nuova infrastruttura dovrebbe essere operativa entro il 2032. Si va verso la ripresa del programma lunare. “La Russia può godere di soluzioni uniche per l’esplorazione dello spazio”

14 Apr 2023

Nicola Desiderio

Vladimir Putin

La Russia ha deciso di costruire una stazione spaziale tutta sua, che lascerà quella Internazionale (Iss) nel 2028 e che ridarà fiato a tutto il proprio programma spaziale, sia per l’esplorazione della Luna e degli altri pianeti sia per l’utilizzo delle orbite terrestri per utilizzi più “civili”.

In ricordo di Gagarin

Lo ha annunciato il presidente della Federazione Russa in persona, Vladimir Putin nel corso del suo intervento in occasione della Giornata della Cosmonautica che cade il 12 aprile celebrando il primo volo umano nello spazio, operato da Juri Gagarin nel 1961. A rilanciare i messaggi pronunciati dal numero uno di Mosca ci ha poi pensato il Yuri Borisov, il responsabile dell’agenzia spaziale russa Roscosmos precisando che la stazione russa sarà pienamente operativa nel 2032.

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Bozza pronta per l’estate

La bozza del progetto sarà pronta per l’estate e lo sviluppo costerà 600 miliardi di rubli (6,6 miliardi di euro). I primi moduli dovrebbero arrivare in orbita già dal 2025 e si posizionerà a 300-350 km di altitudine, dunque più in basso della Iss che orbita intorno a 400 km. Il modulo russo Progress, che fornisce la propulsione all’intera Stazione Spaziale Internazionale, rimarrà attivo dunque per almeno 5 anni dando ulteriore tempo a Nasa, Esa, Csa e Jaxa di provvedere ad una soluzione alternativa per tirare avanti fino al 2030.

La Iss punto di incontro

Va detto che i russi hanno detto di tutto e il contrario di tutto a proposito della Iss: dal minacciarne lo spegnimento dei motori e il deorbitamento incontrollato fino a ripensarci e dire che avrebbe assicurato la propria presenza almeno fino al 2024 facendo anche balenare – unilateralmente – un accordo congiunto con la Cina per la propria stazione orbitante. La Russia ha, in ogni caso, continuato a collaborare e la Iss è di fatto l’unico anello ufficiale di congiunzione che esiste con l’Occidente.

La nuova stazione russa

Della nuova stazione orbitante russa, conosciuta con il nome di Ross (Russian Orbital Service Station), se ne parla già dal 2021. La sua costruzione sarebbe stata affidata alla Energia Space Rocket Corporation e la conduzione del progetto a Vladimir Kozhevnikov.  Si sa anche che sarà concepita per l’esplorazione spaziale, in particolare quella lunare e degli altri pianeti “il più rapidamente possibile” ha sottolineato Putin. Il budget previsto per quest’anno per i programmi spaziali russi è di 250 miliardi di rubli pari a 2,77 miliardi di euro.

Verso la Luna e i pianeti

La Russia esplorerà sicuramente lo spazio. Per noi si tratta di tecnologie avanzate necessarie per la Terra. Questa è una scala qualitativamente diversa per lo sviluppo della nostra scienza ed economia, un livello affidabile e moderno di sicurezza del Paese. Superare le barriere tecnologiche durante l’assalto all’Universo – ha concluso Putin – ha uno speciale potere ispiratore, aiutando gli scolari e gli studenti a diventare pionieri nelle industrie del futuro. Dobbiamo aiutare i nostri giovani cittadini a conquistare nuove vette”.

Lo spazio all’occidentale

Si è trattato dunque di un discorso molto “occidentale” che guarda allo spazio non solo come strumento di supremazia, ma anche come catalizzatore sociale, di ricerca e di sviluppo economico, dunque teso alla creazione di una space economy come è intesa anche da noi: modernizzatrice e con forti ricadute civili. Putin ha sottolineato il livello di sicurezza nello spazio affermando “che per la prima volta nella storia recente, sono stati effettuati cento lanci spaziali senza incidenti” e che la Russia deve spingere sullo sviluppo della componentistica spaziale di nuova generazione e sulla produzione dei satelliti.

I missili diventano “civili”

Putin ha poi parlato del potenziale dell’industria missilistica spaziale, campo nel quale Mosca ha dato ampie dimostrazioni anche in campo militare. A questo proposito, la Roscosmos ha mostrato un Icbm (Inter Continental Ballistic Missile) convertito dal Moscow Institute of Thermal Technology (che fa parte dell’agenzia spaziale russa) in un vettore capace di portare 150-700 kg in orbite tra 200 e 1.500 km dagli spazioporti di Vostochny and Plesetsk facendo leva su una base affidabile e a basso costo.

Il vettore riutilizzabile

La Russia inoltre sta studiando un vettore riutilizzabile per utilizzi commerciali offrendo qualcosa di appetibile in un mercato sempre più ricco e nel quale ha perso molto a causa di vari fattori come l’arrivo di SpaceX, la reazione degli altri operatori, l’arrivo di nuovi e il conflitto in Ucraina che ha portato tanti clienti commerciali ad abbandonare i Soyuz. Il progetto al quale sta lavorando il Makeyev State Rocket Center è un vettore a due stadi la cui alimentazione è con una miscela di gas di petrolio liquefatti e metano.

L’aquila tuttofare

La Russia sta anche lavorando ad una navicella spaziale con equipaggio denominata Oryol (aquila, in russo) con l’obiettivo di produrla in serie. Dunque non solo per missioni scientifiche ed esplorative, in orbita così come sulla Luna, ma anche per altri scopi come quello turistico nello spazio esterno. A questo scopo, Borisov ha confermato che ci sono in corso colloqui. “Le negoziazioni sono a stadi differenti – ha detto il numero uno della Roscosmos – ne saprete i risultati dopo aver raggiunto accordi e chiuso contratti”.

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