IL DIBATTITO

Un contratto per lo Spazio: in Italia più cooperazione pubblico-privato

È questa la via tracciata dagli esperti di settore. Il ministro della Difesa, Crosetto accende i riflettori sulla necessità di individuare punti deboli e lacune indipendentemente dai mandati politici in un’ottica di Sistema Paese. “Serve una nuova architettura tecnico-giuridica contrattuale in grado di poter attuare la politica spaziale nazionale, in un contesto partecipativo anche dei privati”

20 Dic 2022

Paolo Marelli

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Più cooperazione pubblico-privato in Italia per la crescita della filiera nella nuova corsa verso lo Spazio. A tracciare la rotta sono alcuni esperti del settore: Alice Gambato per il diritto, Daniel Kraus per l’industria, Alessandro Sannini per la finanza, Pasquale Preziosa per l’aerospazio e Lea Canella per il nucleare. In coro rilanciano la necessità di un “contratto per lo Spazio”, una nuova cornice di regole che valorizzi e sviluppi il made in Italy del comparto. 

Crosetto: nuove regole per lo sviluppo del settore

Ad accendere i riflettori sulla questione è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, all’evento organizzato alla Camera lo scorso 16 dicembre dal titolo “Una legge per lo spazio”. 

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Crosetto, con la sponda del ceo di Telespazio Luigi Pasquali e del presidente di Leonardo, Luciano Carta, ha chiarito come “le infrastrutture spaziali siano diventate critiche e l’Italia sia diventata un pilastro della architettura spaziale europea, con sette miliardi di investimenti nei prossimi cinque anni e dimostrate sinergie civili, ingegneristiche e militari”.

Il ministro ha inoltre ribadito che “la legge 7 del 2018 è stata un passo avanti in tema di governance del settore, ma è necessario un ulteriore impulso per individuare punti deboli e lacune indipendentemente dai mandati politici in un’ottica di Sistema Paese. Dovranno, quindi, essere individuate, in fase attuativa, sia le responsabilità sia le competenze di settore precedute però, da una sintesi delle differenti visioni della nuova corsa verso lo spazio”. E ancora: “Dovrà essere individuato un ‘luogo’, forse anche fisico, a valle della cabina di regia e comitati spazio ma in continuità con esse, per consentire uno sviluppo economico del settore con una nuova architettura tecnico giuridica contrattuale in grado di poter attuare la politica spaziale italiana, in un contesto partecipativo anche dei privati”.

Norme che favoriscano anche le Pmi 

A fianco del ministro Crosetto si schierano alcuni esperti del settore spaziale che spingono per un framework contrattuale con modelli già nuovi e consolidati a livello internazionale per gestire la nuova corsa verso lo Spazio.

Per Alessandro Sannini, investitore e advisor per la Space Economy di Cosimo/Rir-Air Veneto, “l’aumento della presenza dei privati impone un’advisory legale molto specializzata e l’utilizzo di modelli contrattuali che permettano un miglior accesso delle Pmi alle grandi commesse. Probabilmente ci vorrebbe un luogo fisico e sfruttando le nuove tecnologie anche virtuale per abbattere le asimmetrie informative ed i muri tra operatori”. 

Manifattura con tecnologie d’avanguardia

Sempre con un occhio alle imprese, Daniel Kraus, già direttore generale di Confindustria e advisor di una grande realtà europea, rilancia: “Si tratta di un progetto molto importante a tecnologicamente avanzato, che potrà dare opportunità rilevanti all’industria manifatturiera italiana, che dispone di tecnologie all’avanguardia, sia nella produzione di semilavorati, che di prodotti finiti”.

Un accordo standard sul modello anglosassone

Secondo Alice Gambato, legal consultant di Acs Group, “la soluzione sarebbe la redazione di un accordo standard, promosso da alleanze nazionali, che accontenti Stato, Ministero della Difesa, imprese, banche finanziatrici, fornitori nazionali e assicurazioni. Questi accordi funzionano bene nei settore delle costruzioni e distribuzione di energia nel mondo anglosassone. Vanno quindi conciliare tempistiche di esecuzione stringenti, questioni di inflazione nazionale e competenze tecniche e commerciali”. 

Serve una scrematura delle aziende private

Mentre per Pasquale Preziosa, già Capo di Stato Maggiore dell’Aereonautica Militare, presidente dell’Osservatorio sicurezza dell’Eurispes e docente di geopolitica della sicurezza: “La partecipazione privata è risultata essere cruciale in situazioni di conflitto, come ha dimostrato l’intervento di Starlink in Ucraina. L’Italia deve fare una scrematura a priori delle imprese private che possano garantire standard di sicurezza tecnica e procedurale. Per la parte politica, si devono dare incentivi solo alle aziende che dimostrino buone capacità di governance della sicurezza e consolidate capacità tecnologiche”.

Colmare un vuolo per il nucleare

Dal canto suo, Lea Canella, qualification engineer ed esperta di certificazioni nucleari, sottolinea che “va tenuto conto degli standard di schermatura. Per le schermature magnetiche l’Italia ha una normativa, ma ancora insufficiente per la tecnologia ipersonica. Per quanto riguarda le applicazioni nucleari l’Italia deve fissare dei requisiti che permettano lo sviluppo di tecnologie nuove e spedizioni ad ampio raggio, sulla scorta delle normative internazionali (Iec) e non (Ieee – Usa, Rcc – Francia)”.

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