Nuove regole per evitare collisioni nello spazio, evitare la formazione di nuovi detriti e gestire al meglio il deorbitamento degli oggetti spaziali alla fine della loro vita. Le suggerisce la Space Safety Coalition (Ssc) in “Best Practises for the Sustainability of Space Operations” che è l’aggiornamento di un documento pubblicato la prima volta nel 2019.
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Tre novità principali
La nuova versione è stata rilasciata il 4 aprile scorso e presenta fondamentalmente tre novità. La prima e più importante riguarda la categorizzazione degli oggetti spaziali in cinque classi rispetto alle quali sono stabilite le priorità di manovra e le precedenze. Gli oggetti sono divisi in: non manovrabili, minimamente manovrabili, manovrabili, con sistema di evitamento automatico e con equipaggio. Il principio generale è che la manovra spetti all’oggetto che è più sofisticato e ha maggiore possibilità di cambiare traiettoria.
Il codice dello spazio
Un satellite o una navicella con sistema di evitamento automatico deve manovrare quando ne incontra una manovrabile. Nel caso ve ne siano due della stessa classe, il “codice dello spazio” della Ssc prevede che vi sia una specifica procedura di manovra per evitare la collisione. Queste regole sono il frutto delle esperienze dirette degli operatori che partecipano alla Ssc, dunque hanno una radice “commerciale” – dove una collaborazione sui detriti già esiste – e non sono state elaborate da enti governativi o agenzie statali.
Ispirato alla nautica
Più che dal codice della strada, tali regole e linee sembrano ispirate a quelle nautiche all’interno delle quali le imbarcazioni più piccole e manovrabili hanno l’obbligo di agire prima rispetto a quelle più grandi e meno maneggevoli. L’unica differenza è verificare che la manovra nello spazio sia stata effettivamente eseguita perché i dati orbitali non sono aggiornati velocemente. Va detto che, in ogni caso, il fattore prioritario e più importante è costituito dal coordinamento: senza di esso le regole e le linee guida perdono la loro efficacia.
Evitare le frammentazioni
La seconda novità è il richiamo ad evitare qualsiasi frammentazione volontaria degli oggetti spaziali. Il documento cita, senza tanti giri di parole, quanto fatto dalla Russia utilizzando un vecchio satellite come bersaglio per dimostrare l’efficacia dei propri missili subsonici. A questo proposito, gli Usa hanno già lanciato una moratoria alla quale hanno aderito diversi stati, tra cui la Francia, affinché non siano più svolti test di Asat (Anti Satellite weapon) e che ha avuto anche il sugello di una risoluzione dell’Onu.
Come smaltire i satelliti
La terza novità principale riguarda l’aggiornamento delle linee guida per la gestione dello smaltimento dei satelliti alla fine della loro vita, con una maggiore attenzione alla sicurezza e regole più precise per la “passivazione” degli oggetti spaziali così da prevenire esplosioni che possono causare la formazione di detriti. La versione aggiornata del documento non è il punto di arrivo dell’Ssc che prevede ulteriori aggiunte e perfezionamenti per il futuro alla luce delle nuove esperienze e del contributo dato dai membri.
Seguire l’evoluzione
Il prontuario ha raccolto l’approvazione di 27 operatori spaziali e, pure se i loro nomi sono di peso – Airbus, Inmarsat, Intelsat, Ses, Iridium, Planet, etc… – sono assai meno dei 60 che sottoscrissero il primo, ma questo non preoccupa Dan Oltrogge. “So che alcuni operatori lo stanno attivamente rivedendo – afferma il fondatore e amministratore dell’Ssc – e probabilmente lo firmeranno molto presto. Potrei prendermi un po’ di respiro, ma l’ambiente spaziale sta evolvendo così velocemente che davvero non possiamo permetterci di prendere più di un respiro”.
Occorre agire subito
Charles Law, senior manager Flight Dynamics di Ses definisce queste regole come “un incoraggiamento a vedere un quadro per coordinarsi tra satelliti e per scambiare informazioni orbitali”. Secondo Rajeev Suri, ceo di Inmarsat “Iniziative come la Ssc sono un passo importante verso lo stabilirsi di pratiche di riferimento e linee guida per proteggere l’ambiente spaziale, ma non basta. L’orologio ticchetta e ci vogliono azioni vere. I regolatori nazionali dovrebbero usare il loro potere per garantire l’accesso al mercato richiedendo agli operatori satellitari di aderire alle pratiche delineata dalla Ssc e andando anche oltre”.
Quello che l’Europa sta facendo
Il responsabile della sostenibilità dell’agenzia spaziale britannica, Ray Fielding, ha affermato che i detriti e le congiunzioni sono una delle sfide più importanti per la space economy, che l’ente per il quale lavora ha stanziato per questi temi 102 milioni di sterline per i prossimi tre anni e lancerà la prima missione di rimozione dei detriti nel 2026. Come è noto, il progetto di chiama Clear ed è portato avanti con l’azienda svizzera ClearSpace che sta lavorando allo stesso scopo anche con l’Agenzia Spaziale Europea (Esa).
Numeri che fanno paura
La stessa Esa stima che nello spazio vi siano 36.500 oggetti più grandi di 10 cm e 130 milioni di pezzi le cui dimensioni sono comprese tra 1 mm e 1 cm. Nel 2025 ci saranno almeno 18mila satelliti in orbita intorno alla Terra, intanto la Fcc ha ridotto da 25 a 5 anni gli anni per il deorbitamento e lo Space Command ha fornito linee guida per i detriti. Uno studio della rivista Nature sostiene che nei prossimi 10 anni c’è una possibilità su 10 che si assista ad una collisione dovuta a detriti spaziali.